Percorsi naturali

PAMPLONA

Fotografía cedida por Gobierno de Navarra

LA CIUDADELA

Località: Pamplona
Indirizzo: Avenida Avda. del Ejército
Zona: La Conca di Pamplona

La Ciudadela, riferimento urbanistico principale di Pamplona, è ritenuta come il miglior esempio di architettura militare del rinascimento spagnolo ed uno dei più rilevanti complessi difensivi ideati in Europa. Assieme alla Vuelta del Castillo, zona verde che la circonda, costituiscono il grande polmone verde della città, con i suoi 280.000 metri quadrati di estensione; il footing ed altri sport sono abituali a qualsiasi ora di giornata.

La Ciudadela nacque per vigilare la città dal nemico, su istanza del re Filippo II, colui che la fece costruire nel 1571 con il fine di far fronte ai costanti attacchi dell’esercito francese. La sua struttura originale aveva la forma di pentagono regolare con cinque baluardi negli angoli, ma la costruzione del Primo Ampliamento della città obbligò la demolizione di due di loro.

Al suo interno, altre fortificazioni ed edifici minori sono destinati oggigiorno a luoghi pubblici per l’ozio e la cultura. Entri in questa fortezza dall’Avenida del Ejército o attraverso la Vuelta del Castillo. Dovrà farlo a piedi, perché questa fantastica visita non accetta un altro tipo di mezzo di percorrenza. L’ingegnere militare italiano Giacomo Palearo, “il Fratino”, fu l’artefice di questo sofisticato sistema difensivo, di moda nell’epoca e simile all’esistente a quell’allora nella città belga di Anversa. Nel secolo XVIII l’edificio venne attorniato con un sistema di controguardie, sentieri coperti, mezzalune e scarpate. Diventò un carcere, alloggiando tra le sue inferriate personaggi illustri del calibro del ministro Urquijo o il conte di Floridablanca.

Solo una volta nella sua storia fu conquistata questa fortificazione, nel 1808, e non fu neppure necessario che l’esercito francese sparasse un solo tiro. Approfittando un gran nevicata, il nemico riuscì a conquistare la Ciudadela mentre i due bandi erano impegnati a lanciarsi palle di neve.

Ma lasciamo il passato. Nel 1964 l’esercito consegnò la Ciudadela al Comune di Pamplona, colui che ne incaricò la ristrutturazione per darle un uso del quale ogni giorno possono usufruire migliaia di vicini e di visitatori. Tutte le notti di San Fermín, le mura della Ciudadela sono testimoni mute del lancio dei fuochi d’artificio, nell’atto con maggior folla di persone di queste feste mondialmente famose.

Per accedere alla zona, ci sono cinque porte. La più transitata è la Puerta del Socorro, alla quale si accede dalla Vuelta del Castillo, attraversando un ponte sui fossati che tempo addietro era un ponte levatoio, e l’ingresso principale, nell’Avenida del Ejército, nella quale spicca la sua sobrietà rinascimentale. In quest’ultima e dopo aver attraversato le mura, si arriva al Corpo di Guardia, un edificio che oggi è utilizzato come uffici comunali.

Padiglioni, fossati, baluardi, rebellines e spianate sono presenti nel recinto murato all’interno di un accogliente parco pubblico dove non mancano i sentieri, una piazzola centrale con la fonte, una trentina di differenti specie arboree, diverse sculture (Jorge Oteiza, Néstor Basterretxea, Vicente Larrea, Alberto Eslava…) ed un parco giochi per bambini. Questa fortezza è aperta solo di giorno ed è vietato il transito di qualsiasi tipo di veicolo, comprese le biciclette.

Inoltre, il parco abbina il suo uso ricreativo con quello di zona culturale, poiché la conservazione e il rifacimento di antichi edifici militari ha reso possibile l’uso attuale come sede di esposizioni e mostre culturali, sopratutto di arte contemporanea. Parlare della Polvorín(Polveriera) e il Pabellón de Mixtos(Padiglione dei Misti), i più antichi, e la Sala delle Armi, della fine del XVIII, assieme al Forno.

Il posto si completa con un frontone ad uso pubblico e gratuito nella zona dei fossati, così come due biografie della Rosa dei Venti.

Il Parco della Ciudadela è aperto tutti i giorni. Da lunedì a sabato dalle 7:30 alle 21.30. Domeniche e festivi, dalle 9:00 alle 21:30 ore. Le esposizioni sono aperte i giorni feriali di pomeriggio; il resto, di mattina. L’accesso ai fossati è sempre libero, però si raccomanda di non transitarvi durante le ore notturne.

PARCP FLUVIALE DELL’ARGA

Località: Pamplona
Località: Paseo por el río Arga
Zona: La Conca di Pamplona

Pamplona ha il fiume: l’Arga. Ed un lungo e variopinto passeggio naturale di svago, il suo Parco Fluviale, che disegna meandri su un percorso da circa 12 chilometri. Il suo milione di metri quadrati lo fanno diventare il primo e grande polmone verde della città.

Una successione di ponti storici, chiuse, mulini, passerelle, giardini, parchi, imbarcaderi, pergole, punti di pesca, fattorie, orti, recinti con cavalli e mucche, fonti, un frontone e addirittura un Museo di Educazione Ambientale percorre questo bello ed ameno posto, simbiosi di acqua e vegetazione.

A volte, il fiume si avvicina alla città o si nasconde; condivide zone di attività sportiva frequentate da pescatori, canottieri o ciclisti con idilliache oasi di pace; scorre largo e lento o diventa irrequieto nelle sue chiuse e stringimenti…

L’Arga circonda Pamplona e l’attraversa. Se desidera seguire i suoi passi, ha molto da scoprire. Il Parco Fluviale dell’Arga è un lungo viale che scorre sulle rive del fiume Arga. Si addentra nella città di Pamplona attraverso gli orti della Magdalena, le cui verdure godono di grande fama per la loro qualità e sapore, attraversa il quartiere della Rochapea e, dopo essersi avvicinato al centro storico della città, si allontana attraversando il quartiere di San Jorge. Percorre anche le rive di molti luoghi della Conca di Pamplona come Burlada, Villava, Arre, Barañáin o Zizur Mayor.

Questa bella zona verde è frutto di un decennio, quello degli anni 90’, dedicato al suo ricupero ambientale, grazie anche al supporto economico della Comunità Europea. Questo progetto ha consentito il ricupero dell’alveo e la riva del fiume, mediante la sua ripulitura del terreno da alberi e il risanamento, e la creazione di un lungo viale naturale ininterrotto per poter percorrerlo a piedi o in bicicletta, circondato da nuovi parchi, passerelle, imbarcaderi e vecchi mulini oggi rinnovati. Frassini, salici, ontani, tigli o pruni formano la flora autoctona, che convive con una svariata fauna di tartarughe, pesci ed anatre, tra gli altri.

Il percorso in Pamplona, seguendo la direzione del fiume da est a ovest, si divide in quattro tratti: Magdalena, Aranzadi, Rochapea e san Jorge. Ognuno di loro raccoglie delle singolari attrazioni aperte allo sportivo, all’appassionato di pesca, al viaggiatore tranquillo, al gioco in famiglia, o alla coppia d’innamorati…

Nel meandro della Magdalena abbondano gli orti e le fattorie. In esso esiste una bella chiusa dove si trova il Mulino di Caparroso e la passerella della Magdalena, che conduce al Parco di Tejería. Al termine di questo tratto, il viaggiatore scoprirà il primo dei nove ponti del percorso, chiamato anche della Magdalena, un bel ponte medievale attraversato dai pellegrini nel loro cammino verso Santiago di Compostela.

Il tratto di Aranzadi si allontana dalle mura e scorre dal Mulino di Ciganda, molto ritratto dai pittori locali. Nella calle Errotazar si trova il Museo di Educazione Ambientale e, poco più avanti, il Ponte di San Pietro, il più antico della città, la cui origine potrebbe rimontarsi all’epoca romana.

Il tratto del Rochapea si avvicina di nuovo ai piedi del centro storico, zona di grande attività commerciale e di ozio, con le torri della cattedrale sul fondo. Vari sono i ponti attraverso i quali passa il fiume, alcuni di costruzione moderna,: quello del Vergel, la Rochapea o dei Curtidores, quello di Oblatas, Santa Engracia e Cuatro Vientos.

Già nel tratto di San Jorge, il viale lascia dietro un frontone, una fonte, una chiusa, un ponte ed un mulino. Due parchi, quello di San Jorge e Biurdana, fiancheggiano l’alveo. In lontananza, rimane il quartiere di San Juan, e un po’ più in là, il Ponte di Miluce annuncia la zona terminale della città. Da lì, l’Arga si addentra in un paesaggio arboreo, tranquillo e silenzioso. Pamplona è rimasto dietro.

PARCO DELLA MEDIA LUNA

Località: Pamplona
Indirizzo: Paraje Parque de la Media Luna
Zona: La Conca di Pamplona

Camminando attorno al centro della città, nel Secondo Ampliamento, e in un’estremità delle mura, il Parco della Media Luna, uno dei più belli ed antichi di Pamplona, deve il suo nome al proprio disegno a forma di luna calante.

Luogo bucolico e di marcato stile romantico, da questo parco si possono ammirare splendide viste panoramiche grazie ad un privilegiato e lungo belvedere sul fiume Arga. C’è anche uno stagno con dei pesci, la pista di pattinaggio e molti alberi di diverse specie, tra i quali spicca una bella sequoia gigante. Punto di concerti, specialmente quelli del ciclo di jazz in giugno, uno dei suoi molti e variopinti giardini ospita il monumento al violinista pamplonese Pablo Sarasate.

Nel cuore di questo verde parco, un accogliente bar con ampia terrazza al suo esterno dove nei pomeriggi e nelle notti d’estate si riempie di gente. Il Parco della Media Luna fu costruito nel 1935 da Víctor Eúsa, senza dubbio uno degli architetti navarresi di maggior rilievo del secolo XX. Con un’estensione di 67.000 metri quadrati, è situato su uno delle estremità dell’antico recinto murato della città, tra il Baluardo di San Bartolomeo e la avenida Baja Navarra, che collega Pamplona con l’uscita verso la Francia attraverso Irún.

Nonostante si trovi nello stesso centro della città, il disegno del parco e la sua ampiezza lo fanno diventare un’autentica oasi per la tranquillità. Forse il profilo più bello della Cattedrale, immortalato su molte delle tele di pittori navarresi, si possa osservare dal lungo belvedere che limita questo parco e che permette di ammirare una gradevole vista panoramica di questa singolare parte della città bagnata dal fiume Arga. Più in là, verso il basso, si possono vedere il ponte medievale della Magadalena e gli orti dallo stesso nome, il viale dell’Arga ed incluso cavalli e bestiame.

Guardi in senso inverso e, all’interno nei suoi giardini, potrà scoprire tutta una serie di svariati elementi del più puro stile romantico: pergole, serbatoi d’acqua, scalari, fonti, siepi, piccole sculture, alberi enormi, dispensatori e panche sono presenti in questa intelaiatura verde del recinto.

Nella Media Luna è presente un’originale selezione di piante e fino a 43 specie arboree, tra le quali svetta, con una certa arroganza, una sequoia gigante, che, nonostante tutto, non è la più alta di Pamplona. La precedono altre due: quella del Palazzo di Navarra e quella dell’antico Laboratorio Agricolo, nel centro storico, tutte loro dichiarate Monumento Naturale.

Un altro punto emblematico che senz’altro attrarrà l’attenzione del visitatore è il monumento all’insigne violinista pamplonese Pablo Sarasate, eretto nel 1959, in una zona circolare attorniata da panchine. Molto vicino, un accogliente bar con terrazza, di concessione comunale, aperto tutti i giorni dalle 11 del mattino, è un ottimo posto per uno spuntino. Il locale organizza, inoltre, delle feste private.

Non è strano che la musica arrivi fino alle nostre orecchie, grazie ai concerti di diversi stili che si organizzano con una certa frequenza in questo recinto verde. Molto raccomandabile il ciclo di jazz che ha luogo durante i pomeriggi-nottate degli inizi d’estate.

Una volta alla fine del Parco della Media Luna, quando si unisce con il viale della baja Navarra, troverà con il monumento di Sancho il Maggiore, Re di Pamplona. Accanto a lui, un bassorilievo ricorda la figura di Juan Huarte de San Juan, medico e filosofo navarrese del secolo XVII. Arriviamo così ad un’elegante palazzina costruita nel 1955, nota popolarmente come il Chalet di Izu, Centro Navarrese di Incontri Professionali e sede di vari collegi ufficiali, che ospita al suo interno, in mezzo a un raffinato lusso, un ristorante aperto anche al pubblico.

GIARDEINI DELLA TACONERA

Località: Pamplona
Indirizzo: Jardines Calle del Bosquecillo
Zona: La Conca di Pamplona

I Giardini della Taconera costituiscono il parco più antico, bello ed emblematico di Pamplona. Con i suoi 90.000 metri quadrati di superficie, si insedia attorno alle mura di cinta, prossimi al centro storico, all’interno di un marcato stile romantico e versagliesco.

La sua struttura, picchettata da specie arborea e floreali con elementi scultori molto diversi, permette differenti itinerari al visitatore. Ma se qualcosa caratterizza questo paradisiaco luogo è il piccolo zoo che ospita nei suoi fossati e nei quali convivono cervi, anatre, fagiani, cigni, pavoni reali… in stato di semilibertà.

Percorrendo la Taconera è scoprire atri a modo di archi di trionfo, il monumento all’illustre tenore roncalese Julián Gayarre, diverse sculture tra le quali spicca la cara e popolare Mariblanca, o gli archi ogivali di Teobaldo II. Il Café Vienés è luogo abituale d’incontro di creatori e studenti della città. Già nelle piantine del 1719 della città, appare la Taconera come spazio verde. Il parco è sempre aperto al pubblico e il suo accesso più signorile, l’atrio di San Nicola (1666), ricreazione barocca di un arco del trionfo, si trova nella calle del Bosquecillo. Si può accedere anche attraverso il Portalo de la Taconera, presso i giardini di Antoniutti.

La Taconera affascina in pochi minuti. Basta affacciarsi al belvedere che si apre dalla calle Navas di Tolosa per contemplare un mini zoo situato su dei fossati limitati da un muro di cinta. Cervi, conigli, daini, anatre, fagiani, cigni, capre, pavoni reali ed altri anatidi, complessivamente una trentina di esemplari, convivono in uno spazio che nelle feste natalizie si adorna con figure di un Presepio a misura d’uomo. Sull’altra estremità del fossato, nel lato nord, un altro belvedere le consentirà di contemplare la fauna, attraverso cinque begli archi ogivali.

Possiede una vegetazione molto svariata con alberi antichi ed esotici. Il parco è circondato da mura di cinta che circondavano la città. Inoltre conserva elementi ornamentali che le permetteranno fare delle pause durante la passeggiata: il Monumento a Gayarre, nella corsia centrale, in onore al tenore roncalese (1844-1890) di fama mondiale. Nelle vicinanze, un’altra aiuola esalta la figura del musicista burladese Hilarión Eslava (1807-1878). Nascosta tra gli alberi, non si dimentichi di salutare Mariblanca, una scultura della fine del XVIII, che raffigura una delle immagini più popolari ed amarte della città e che rappresenta un’allegoria dell’Abbondanza o della Beneficiencia.

Sul lato nord, il parco dispone di un belvedere con una bella panoramica di alcuni quartieri di Pamplona, e dall’antico Portal di Santa Engracia, oggi denominato Portal Nuevo, un altro punto di ingresso e uscita al parco.

I bambini dispongono anche di un parco giochi. Molto vicino c’è una bella fonte di acqua potabile e non mancano i servizi di ristorazione. Il Café Vienes, anni fa casetta di nolo di biciclette, è un grazioso posto geometrico all’ombra di un contorto esemplare di Sofora Giapponese, dove si può degustare un’ampia carta di caffé, tè e saporiti dolci.

Il parco Larraina è il prolungamento naturale di quello della Taconera e ha eccellenti panorami sul fiume Arga. Adiacente a questi c’è quello di Antoniutti, un parco molto alberato e fresco che dispone di una pista di pattinaggio, un parco giochi per bambini ed una pista di skate.

PARCO YAMAGUCHI

Località: Pamplona
Indirizzo: Jardines Calle La Rioja (Cerca de la Clínica Universitaria)
Zona: La Conca di Pamplona

Pamplona è sparsa di belle macchie verdi, però nessuna così singolare come il Parco di Yamaguchi: 85.000metri quadrati in una delle zone più moderne della città.

Di stile orientale, fu disegnato nel 1997 da paesaggisti giapponesi, per questo contiene tutti gli elementi propri di un giardino importato dalla cultura del sole nascente, con tutte le sue accuratezze, raffinatezze e squisitezze. Il parco è simbolo del gemellaggio delle città di Pamplona e Yamaguchi, una città vicino a Hiroshima, che ebbe luogo nel 1980 come ricordo dell’evangelizzazione di San Francisco Javier, patrono della Navarra, di quel paese durante il secolo XVI.

Piante e specie arboree, alcune autoctone, convivono con elementi ornamentali come il suhama (spiaggia), azumaya (casetta sullo stagno), yatsubashi e ishibasi (ponti), taki (cascata) o il geyser del lago, un getto d’acqua che raggiunge i venti metri d’altezza. Passeggi per il divertimento dei suoi sensi attraverso questo omaggio nipponico alle quattro stagioni.

Il Parco di Yamaguchi, situato molto vicino alla zona ospitale, è una zona verde atipica e carica di singolarità. Il visitatore si trasferirà inevitabilmente nel suo percorso in Oriente e osserverà in un estremo il Planetario, il più grande del mondo per la sua volta celeste, dove ogni giorno si tengono incontri, esposizioni e proiezioni di divulgazione scientifica aperti a tutti.

Attorno, un disegno architettonico d’avanguardia, opera dell’architetto catalano Oriol Bohigas (1994), con condomini a forma di U, fonti e piazze porticate che costeggiano la calle La Rioja. Un’alta concentrazione di cinema e bar all’aperto, che invitano all’ozio e all’intrattenimento delle persone in generale, è il fedele riflesso di una città che cresce a grandi passi nella qualità di vita e nella modernità.

Creato sul terreno di una vecchia fabbrica, questo giardino giapponese tradizionale, le cui origini sono del secolo VII, invita alla meditazione. La sua simbologia riporta la celebrazione dalle quattro stazioni e porta il visitatore alla cerimonia del tè, una tradizione datata del secolo XVI e che rende il giardino un luogo d’incontro spirituale lontano del mondano rumore.

È questo giardino nipponico quello che occupa il cuore del Parco di Yamaguchi. Si estende attraverso 4.000 metri quadrati di terreno ed è formato da uno stagno circondato da uno spazio con giardini, con gli elementi propri della cultura orientale collegati attraverso dei cammini pedonali. Cinquecento tonnellate di pietre, 400 alberi e 600 piante fanno il resto.

Iniziare la visita dalla parte ovest del parco, presso il Planetario. Si appoggi sulla ringhiera, abbassi i suoi occhi e guardi in avanti: sul lago, una piastra di ceramica sopra dei tronchi di legno, opera della scultrice pamplonese Concha Cilveti, simboleggia il gemellaggio e serve da guida al panorama che si svela dinanzi all’osservatore. Giri lo sguardo a sinistra.

Lì c’è la suhama o spiaggia di sabbia e pietra. Davanti, nell’altro estremo del lago, il yatsubashi, una passerella o ponte di legno che collega due sentieri pedonali. Continui con il suo sguardo verso destra. S’intopperà con l’ishibasi, un ponte di pietra che simboleggia i cammini della vita, e il taki o cascata, il cui fluire dell’acqua simboleggia l’idea che tutto fluisce e cambia.

Di seguito, l’azumaya o casetta di legno costruita con stile palafitta sullo stagno, è, senz’altro, luogo privilegiato per osservare il giardino nel suo insieme. Si avvicini fino lì ed allora lo vedrà senza alcuna misura di prevenzione: altero e poderoso, un geyser o getto d’acqua di circa venti metri d’altezza, sempre che non ci sia vento forte.

ALTRE SEDI IN NAVARRA

Bosco di Orgi

Località: LIZASO (31799)
Indirizzo: Carretera Entre la carretera de Lizaso y Gerendiain
Zona: I Pirenei
Figura protetta: Area Naturale Ricreativa
Telefono:
948305300

Orgi è un bosco di rovere che si estende a sud della Valle dell’Ultzama, a 25 chilometri da Pamplona. Si tratta di un bosco millenario di ottanta ettari, unico testimone dei rovere che abbondavano nelle valli umide del nord della Navarra. Ad Orgi è stata creata un’area naturale ricreativa affinché convivano la conservazione del bosco e il suo uso pubblico.

Dispone di un ampio parcheggio all’ingresso, una zona di pergole ed una casetta d’informazioni nella quale inizia la zona delle passeggiate. I percorsi sono interamente piani e si possono realizzare a piedi ed incluso in sedia a rotelle. Ad Orgi potrà ammirare un bosco in pieno processo di rigenerazione naturale, di una semplice passeggiata e, nel suo ambiente, delle delizie della gastronomia come la cagliata, i formaggi o i liquori elaborati nel posto. A 20km a nord di Pamplona, tra Gerendiain e Lizaso, si trova il bosco di Orgi. Una delle sue singolarità è l’esistenza di un tipo di rovere che può vivere nei suoli allagati del fondo valle, i Quercus robur; molti di loro sono centenari ed incluso bicentenari.

Il bosco è suddiviso in tre zone: quella di accoglienza chiamata Arigartzeta, quella delle passeggiate è Tomaszelaieta ed esiste anche la zona di conservazione di Muñagorri, alla quale non può accedere il pubblico perché si trova in processo di rigenerazione naturale.

La zona di accoglienza di Arigartzeta è la parte che dà accesso al rovereto. Dispone di parcheggio, pergole, bagni ed una casetta d’informazioni aperta al pubblico che apre tutti i giorni in estate e nei fine settimana e nei giorni festivi del resto dell’anno. Nei giorni feriali esiste un servizio di visite guidate.

La zona dei sentieri di Tomaszelaieta ha un’estensione di 37,5 ettari. Si può realizzare una breve passeggiata (il Labirinto) di appena 300 metri; un’altra di 1.400 (il Cammino) che può essere ampliata in un’altra di 700 (il Sentiero); i tre sono perfettamente segnalati.

“Il Labirinto” le farà addentrare nel bosco attraverso un tracciato sinuoso che finisce nel “Árbol caído”(Albero caduto), un rovere gigante abbattuto anni fa dal vento ed oggi coperto da altre piante. Se ha tempo e curiosità, segua per il “Cammino” e per lo stretto “Sentiero”. Troverà angoli arredati con panche di legno, passerelle ed incluso una piccola casetta per osservare i volatili, perciò portare un binocolo può essere utile. Lo stagno salino esiste lì come vestigio del mare che invase questo luogo 180 o 200 milioni di anni fa.

Nella sua passeggiata, scoprirà che i roveri americani e rossi convivono con alberi minori come agrifogli, aceri ed olmi, ed un ricco sottobosco di prati, felci, eriche o ginepri. Se cammina in silenzio, forse può ascoltare il canto degli uccelli, percepire il rapido movimento di piccoli anfibi o distinguere qualche pipistrello.

Già fuori del bosco, si possono realizzare altri percorsi pedonali più lunghi come quelli denominati Orgi, di 8,4 chilometri, Amati, di 10,5 chilometri o Gurbil, di 18 chilometri ideale da percorrerlo in bicicletta.

Orgi è uno degli scenari naturali in cui ha luogo Cultur, un ciclo di spettacoli ed eventi che si celebra nella Navarra tutte le estati, e che in questo caso accoglie piccoli gruppi musicali che interpretano musica classica in mezzo al bosco.

Nei dintorni, è molto interessante la visita le località di Lizaso o Gerendiain, con bei casali, visitare la casa museo del miele ad Eltso/Gerendiain, al Club di Golf Ulzama o al Lizaso Centro di Golf, dove si può praticare il “Pitch & Putt”.

Grotte di Ikaburu

Località: Urdazubi/Urdax
Zona: I Pirenei
Telefono:
948599241

Nascoste sotto i verdi prati della Navarra cantabrica, nella località pirenaica di Urdazubi/Urdax, e a pochi chilometri dalla costa e dalla frontiera con la Francia, si trovano le Grotte di Ikaburu, grotta originata circa 14.000 anni fa grazie all’erosione del fiume Urtxuma che l’attraversa.

Una visita guidata attraverso le sue gallerie le farà scoprire un universo di stalattiti e stalagmiti, oltre a portarle evocatori ricordi di personaggi leggendari, guerriglieri e contrabbandieri che la occuparono in altre epoche. Le Grotte di Ikaburu si aprono a pochi chilometri dal Mare Cantabrico e a pochi minuti dalla frontiera di Dantxarinea, nel quartiere di Leorlas di Urdazubi/Urdax. La grotta fu scoperta da un pastore nel 1808, ma si è originata molto tempo fa, circa 14.000 anni fa, grazie alle acque del fiume Urtxuma che perforarono la roccia calcarea e diedero luogo alle belle formazioni di stalagmiti e stalattiti che oggi possiamo ammirare.

I resti di selce trovati all’interno rivelano che furono abitate dall’uomo preistorico; molti secoli dopo, servirono come nascondiglio per contrabbandieri o come rifugio durante la Guerra d’Indipendenza e le lotte carliste. E le leggende locali narrano che sono dimora delle lamie, esseri mitologici metà pesce e metà donna.

Se desidera conoscere le grotte, per circa 30 minuti, potrà seguire un percorso con scale ed illuminazione, nel quale scoprirà le infinite forme che le gocce d’acqua ha rifinito per molti secoli nel “Salone dei Ricevimenti”, la “Sala dei Tre Re” o la “Sala delle Colonne”. Si soffermi sugli splendori che rivelano la presenza di magnesio nelle rocce e si lasci avvolgere dal suono del fiume Urtxuma che scorre attraverso le sue gallerie.

Un comodo sentiero, di scarso dislivello, unisce le Grotte di Ikaburu con quelle di Zugarramurdi e Sara, queste ultime all’altro lato della frontiera. Il percorso, di 12 km. Tra andata e ritorno è segnalato con cavallini dipinti, scorre tranquillo tra prati e boschi.

Oltre alle grotte, questo piccolo comune di circa 376 abitanti ospita il monastero di San Salvador de Urdax, un monastero del secolo XII che fu ospedale dei pellegrini dell’itinerario baztanese del Cammino di Santiago. Una visita guidata le mostra il chiostro di questo antichissimo edificio e le permetterà di assistere ad una molitura tradizionale. Vicino al mulino, è stata costruita una fonte in onore allo scrittore Axular, oriundo del luogo.

Grotte di Zugarramurdi

Località: ZUGARRAMURDI (31710)
Zona: I Pirenei
Telefoni:
948599060 – 948599170 – 948599305

Nel Pirineo occidentale, oltrepassato Baztan e a poca distanza dalla frontiera c’è Zugarramurdi, il paese delle streghe, dove fantasia e realtà si mescolano per regalare all’immaginazione la possibilità di intraprendere un appassionante viaggio attraverso il tempo.

Le sue grotte, che si trovano vicine al paese di Zugarramurdi, si possono visitare dalle 9:00 ore fino al crepuscolo. Non contengono stalattiti né stalagmiti, né sulle sue pareti si sono scoperte incisioni rupestri; ma conserva un fascino quasi unico: fino al secolo XVII accolsero probabilmente akelarres, riunioni pagane in cui uomini e donne (streghe e stregoni all’epoca) scappavano dalla quotidianetà attraverso festini sfrenati, danze attorno a falò ed orge sotto la luce della luna.

Oltre al sentiero che le percorre, si possono realizzare belle passeggiate che le uniscono alle grotte di Urdazubi/Urdax e Sara. Zugarramurdi è posizionata nel nord della Navarra, nel lato occidentale del Pirineo, quasi in pieno confine e colorata da un’inesauribile tavolozza di verdi che contrasta con il bianco dei suoi casali. Una passeggiata per le vie del piccolo paese di Zugarramurdi, di 230 abitanti, servirà come perfetta ambientazione prima di dirigerci verso le grotte. Uscendo dal paese, a solo 400 metri, scoprirà un complesso naturale di impressionante bellezza: il ruscello Olabidea, che nasce nell’inferno secondo come assicura la sua denominazione in euskara(lingua basca) “Infernuko erreka”, ha scavato un tunnel naturale di 120 metri da lunghezza con altezze fino a 12 metri, e due gallerie elevate.

All’entrata delle grotte, delle scale le faranno scendere fino alla cavità principale, ampio tunnel naturale di più di cento metri che percorre il ruscello denominato “Infernuko erreka”, e nella parte sopra, si trovano le gallerie di “Sorgin Leze”.

Le grotte non contengono stalattiti, né incisioni rupestri, però sì un fascino singolare grazie alla loro ampiezza ed alla leggenda che le avvolge; in loro è facile immaginare gli akelarres, riunioni di carattere pagano che avevano come protagoniste le streghe del luogo, che lì si celebrarono. Le leggende di streghe e stregoni, di rituali pagani e di banchetti presieduti dal diavolo le accompagneranno nella sua passeggiata attraverso le grotte che ricevono il nome di “Sorgin Leze” (grotta delle streghe) nel lato più aperto della galleria, e di “Akelarre Leze” (grotta dell’akelarre) nella parte più stretta.

Immagini i festini di anni fa, le danze attorno ai falò, i rituali vissuti o immaginati da un’Inquisizione che nel Medioevo castigò in modo spietato gli abitanti di Zugarramurdi. Nell’anno 1610, l’Inquisizione processò 31 abitanti della zona, la maggior parte donne, accusate di stregoneria, i cui nomi sono raccolti in un pannello all’entrata della grotta. Alcuni sopravvissero dopo aver confessato le loro colpe e nel chiedere misericordia, ma 13 morirono perché non sopportarono le torture alle quali furono sottomessi nel carcere di Logroño. Le rimanenti sei furono bruciate vive nella piazza di Logroño davanti a 30.000 persone.

Una celebrazione rivive annualmente questo passato ogni 18 agosto, ultimo giorno delle feste patronali, in cui si celebra il tradizionale zikiro jate, un pranzo popolare al quale assistono 800 persone e in cui si serve agnello arrosto in pali.

Esiste un sentiero di 8 km. che unisce le grotte di Zugarramurdi con quelle di Urdazubi/Urdax e Sara (dall’altro lato del confine); il percorso è segnalato con un cavallo dipinto di blu e nasconde poca difficoltà.

Bacino di Alloz

Località: Alloz
Indirizzo: Tra Yerri e Guesálaz
Zona: La Zona Media

Le piace praticare il windsurf o la vela? Gradisce rinfrescarsi nelle tranquille acque di un bacino? E passeggiare nei dintorni?

Se si trova vicino ad Estella lo ha a portata di mano perché a solo quindici minuti da questa città si trova il bacino di Alloz, il secondo in importanza della Navarra dopo Yesa.

È un luogo fantastico per poter praticare degli sport nautici, fare il bagno o, semplicemente, per rilassarsi.

A 12 chilometri da Estella in direzione nordest, tra i comuni di Yerri e Guesálaz, si trova il bacino di Alloz, un lago alimentato dal fiume Salado, circondato da querceti, pascoli, sterpaie e pini.

Costruito nel 1930, ha un’estensione di 930 ettari e una portata massima di 84 Hm3 d’acqua. In primavera ed estate, diventa un luogo molto appropriato per praticare lo sport della vela e il windsurf, ed è punto di raduno dei surfisti quando non soffia il vento nel vicino mare Cantabrico, poiché nel bacino di Alloz sono molto abituali i venti di forza tre e quattro appropriati per la pratica di questo sport.

È un luogo scelto anche dagli appassionati della pesca che vanno nella coda al bacino dove si pescano, principalmente, trote, barbi e carpe.

Sulle rive di questo bacino, a Lerate, c’è il camping Aritzaleku, da dove si organizzano le attività aventi come scenario il bacino. Durante l’estate, nel bacino si noleggiano diverse imbarcazioni, come piroghe, tavole da windsurf e piccoli barche a vela.

Se non le attraggono i sport nautici e preferisce passeggiare, può farlo camminando sulle rive del bacino. Può approfittarne anche per fare un percorso attraverso le valli di Yerri e Guesálaz, picchiettate da dolci colline e piccoli paesetti dedicati all’agricoltura e all’allevamento del bestiame. L’autunno è la migliore epoca per visitare queste valli, poiché gli asparagi e i vigneti tingono il paesaggio di diversi colori.

Un’altra scelta è quella di recarsi, attraverso una pista, ad Iturgoyen per salire fino all’eremo della Santissima Trinità da dove si possono ammirare dei bei panorami. Può dirigersi anche alla vicina Estella per scoprire una città traboccante di storia e di tesori artistici o al monastero di Iranzu situato in mezzo a un bell’ambiente naturale.

Foz di Arbayún

Località: Domeño
Indirizzo: Zona Tra Lumbier e il Romanzano
Zona: I Pirenei
Figura protetta: Riserva Naturale e Zona di Speciale Protezione dei Volatili

La Foz di Arbayún, tra Lumbier e il Romanzado, è la più estesa ed impressionante delle gole navarresi. Il fiume Salazar, che vi scorre, ha scavato la roccia dando luogo ad una gola di montagna di 5,6 chilometri di lunghezza ed imponenti pareti verticali che arrivano a raggiungere in alcuni punti i 300 metri di altezza.

Al suo interno cresce una svariata vegetazione e sulle sue rupi si annida una numerosa colonia di avvoltoi fulvi che vedrà volare se si sporge ad Arbayún dal Mirador de Iso(Belvedere di Iso).

Questa immensa ricchezza naturale le ha valso alla Foz di Arbayún le denominazioni di Riserva Naturale e Zona di Speciale Protezione dei Volatili. Il fiume Salazar scende dai Pirenei e quando raggiunge la catena dei monti di Leire, situata nella Zona Mezza della regione, l’attraversa dando luogo alla Foz di Arbayún. Questa profonda e stretto gola è la regina delle gole della regione per la sua estensione, circa sei chilometri di lunghezza, e per le sue impressionanti pareti verticali alte fino a 300 metri.

Per ammirarla, non c’è miglior luogo del belvedere di Iso, una sporgenza sulle acque del Salazar situato sulla strada NA-178, che va da Lumbier a Ezcároz. Si sporga al suo privilegiato balcone e si lasci avvolgere dalla spettacolare bellezza e tranquillità che infonde questo angolo naturale.

Il fiume descrive tre curve da Nord a Sud e poi si dirige verso l’ovest/sudovest. Nel primo tratto, le pareti arrivano fino all’alveo, mentre dentro la gola riposano su una scarpata inclinata. La vegetazione cresce rigogliosa nelle profondità, sorgendo alle volte dalla stessa roccia; nei pendii soleggiati cresce il leccio, rovereti e ginepri, e nelle zone ombrose crescono faggi, roveri, pini e frassini. In autunno la gola si veste di mille colori e passa attraverso tutte le tonalità che vanno dal verde all’ocra passando per esplosivi arancioni e rossi.

Se alza lo sguardo verso la rupe sicuramente avvisterà dei nidi di avvoltoi o di qualcun altro rapace; la colonia di avvoltoi fulvi è cresciuta così tanto negli ultimi anni che è normale vederli sorvolando il luogo.

L’interno di Arbayún è abbastanza inaccessibile, però esistono dei sentieri attraverso i quali le consentiranno usufruire delle eccellenti viste panoramiche. Uno dei più noti è l’itinerario della canaleta, un sentiero segnalato di 3,2 chilometri che nasce da una spianata a 500 metri dal luogo di Usún. Il sentiero percorre il bordo della riserva naturale, succedendo per l’eremo di San Pedro, e il suo tratto più spettacolare scorre per l’antica conduzione di acqua a Lumbier, una stretta canaletta che percorre a decine di metri di altezza la parete sinistra. Si astenga se soffre di vertigini.

Nel Centro d’Interpretazione delle Foces, situato a Lumbier, troverà i dati su questo e sugli altri sentieri, così come le informazioni della flora, fauna e la cultura della zona. Approfittando l’occasione, si avvicini fino alla vicina Foz de Lumbier, che potrà visitare percorrendo il facile sentiero che l’attraversa e che scorre per il tracciato dell’ormai scomparso treno Irati, il primo treno elettrico della Spagna.

Foz di Lumbier

Località: Lumbier
Zona: I Pirenei
Figura protetta: Riserva Naturale

Colonie di avvoltoi fulvi sorvolando le dirupi; selvatici scarpi dove nidificano i volatili; un fiume di limpide e fresche acque che scolpisce nelle rocce stretti e capricciosi passaggi; le rovine di un ponte che, secondo narra la leggenda, fu costruito con aiuto del diavolo; due gallerie che anni fa attraversava l’Irati, primo treno elettrico della Spagna.

Vita e paesaggio agreste del quale potrà ammirare se si reca alla Foz di Lumbier, una gola stretta scavata dal fiume Irati che riscopre un singolare paesaggio di rupi scoscese, dimora di grandi rapaci. A questa riserva naturale si accede da un parcheggio vicino.

Sentieri segnalati le condurranno attraverso una gola che annuncia i primi contrafforti del Pirineo orientale navarrese. Dal vicino luogo di Lumbier, si arriva ad un parcheggio situato a pochi metri dall’accesso alla gola. La foz di Lumbier è una gola scavata dal fiume Irati sulla roccia calcica nell’estremità occidentale della catena dei monti di Leire, ai piedi dei Pirenei navarresi. È una delle gole più spettacolari della Navarra, un paesaggio segnato per milioni di anni dall’azione del fiume Irati che, giorno dopo giorno, continua a lasciare la sua impronta in questo santuario della natura, Riserva Naturale dal 1987.

Quella di Lumbier è una gola stretta e piccola, di 1.300 metri di lunghezza, e di una bellezza spettacolare. Le sue pareti verticali raggiungono una quota massima di 150 metri di altezza, e nelle sue crepe, sporgenze vivono grandi rapaci, tra i quali abbondano gli avvoltoi fulvi, il cui volo le accompagnerà nella sua visita alla gola. La foz, serve anche di rifugio per volpi, cinghiali, tassi e capovaccai, è popolata di querce e lecci, oltre ad arbusti come timo, spigo e la ginestra che si introducono per le crepe, vegetazione che si trasforma in boschi di pioppi, salici e frassini all’ingresso e all’uscita della foz.

Diversamente dalle altre gole, quella di Lumbier può essere percorsa attraverso un semplice sentiero che scorre a piedi delle dirupi, lungo 2,6 chilometri. Il tracciato fu realizzato dal treno Irati, il primo treno elettrico della Spagna, che collegava Pamplona con Sangüesa tra il 1911 e il 1955.

Il sentiero è segnalato, scorre presso il fiume ed attraversa la roccia attraverso due gallerie, di 206 e 160 metri di lunghezza, prive di illuminazione artificiale. Nella parte finale del sentiero, il cammino scorre sul bordo della roccia ed arriva fino alle rovine del Ponte del Diavolo, costruito nel secolo XVI, con un arco ad un’altezza di 15 metri sul fiume. Distrutto dai francesi nel 1812, durante la guerra d’Indipendenza, deve il suo nome ad una leggenda secondo la quale il suo costruttore chiese aiuto al diavolo per costruire il ponte.

Esiste un secondo percorso di 5,5 chilometri che parte dallo stesso punto. Segnalato con contrassegni verdi e bianchi e paletti di legno, il sentiero gira attorno la foz per i pendii vicini e torna attraverso l’interno della gola, da dove si arriva di nuovo al parcheggio. Ha 175 metri di dislivello e permette di visitare l’ambiente.

Per conoscere un po’ meglio l’ecosistema della zona, può visitare a Lumbier il Centro d’Interpretazione delle Foces, che, attraverso esposizioni, audiovisivi e simulazioni, aiuta a prendere dimestichezza con l’ambiente naturale di questa e le altre foces(gole), come la vicina e famosa foz di Arbayún. Approfitti anche per conoscere il paese di Lumbier, Sangüesa e, nella vicina Liédena, i resti di una villa romana del secolo II. Se preferisce continuare a godersi l’elegante volo degli avvoltoi fulvi, si diriga verso il belvedere situato presso la strada NA-178, a poca distanza dal bivio con la strada di Jaca. Da qui si vede una mangiatoia di avvoltoi e gli enormi rapaci sospesi in aria prima di lanciarsi sulla loro presa.

Parco Naturale delle Bardenas Reales

Indirizzo: Comunidad de Bardenas Reales de Navarra
Web: www.bardenasreales.es
Figura protetta: Parco Naturale; Riserva della Biosfera
Email: info@bardenasreales.es

A sudest della Navarra si estende il Parco Naturale delle Bardenas Reales, un singolare paesaggio semidesertico di 42.500 ettari che, dopo un’apparenza spoglia ed inospitale, nasconde grandi valori naturali; esistono tre riserve naturali. L’acqua, il calcare e l’argilla hanno scolpito forme spettacolari che le trasferiranno in un mondo di apparenza quasi lunare popolato da burroni, altopiani e colli solitari.

Le sue capricciose forme e la sua inquietante aridità inspirarono ai pittori e agli scrittori, e fu anticamente rifugio di banditi e personaggi da leggenda. Inoltre, è stato scenario di pubblicità televisive e di film come Airbag, Azione Mutante, Orgoglio e Passione o Il mondo non basta. Un destino unico da percorrere a piedi, in bicicletta o a cavallo.

Il Parco Naturale delle Bardenas Reales è un paesaggio pseudosteppario scolpito per milioni di anni che, a solo 70 chilometri dalle cime pirenaiche, è abitato da una flora e fauna più consone di quella del deserto africano di quella del nord peninsulare e che in un passato alquanto remoto era un paradiso di coccodrilli e tartarughe.

Anche se esistono diversi accessi al parco –alcuni solo autorizzati per biciclette, gli itinerari più frequenti per i veicoli motorizzati sono due: da nord, imboccando la pista di terra che esce dalla strada di Carcastillo-Figarol (el Paso) e che arriva alla pista pure di terra che scorre sul bordo del poligono di tiro (22 km), e da ovest, attraverso la pista asfaltata che parte dal distributore di benzina dell’uscita di Arguedas, e che arriva alla pista menzionata che circonda il poligono.

Nel parco naturale si distinguono tre zone che, da nord a sud, sono: il Plano, terra coltivata caratterizzata da colline più dolci; la Bardena Blanca, la più fotografata e definita dalle cime erose, burroni a strapiombo ed aspetto steppario – nella sua parte bassa esiste un Poligono di Tiro che spiega il volo di Aeroplani Militari – ; e la Bardena Negra, dove il terreno diventa scuro grazie agli unici boschi di lecci accompagnati da sterpaie.

Questo territorio nasconde tre riserve naturali: el Vedado di Eguaras, un’oasi a nord del territorio che conserva le rovine del castello di Peñaflor; el Rincón del Bu (Bardena Blanca), di 460 ettari, nel quale si riproduce il gufo reale; e la Riserva Natural de Caídas de la Negra (Bardena Negra), che occupa 1.926 ettari e ha dislivelli di 270 metri. Aquile, avvoltoi, gufi, otarde, volpi, gatti selvatici, moffette, anfibi e rettili le accompagneranno per questo vasto territorio di sterpaie, agave, terreni salsi e campi di sparto, in cui si registrano temperature estreme.

Nel suo percorso, non perda l’opportunità di affacciarsi ad eccezionali belvederi, come il Monte di Aguilares, da dove otterrà la più completa vista panoramica della Bardena Blanca, o il Balcón de Pilatos, eccezionale osservatorio di uccelli rapaci. Passeggi per angoli indimenticabili, come Castildetierra e Pisquerra (Bardena Blanca), con le sue spettacolari formazioni.

Le Bardenas dispongono di più di 700 km di sentieri, piste e gole che possono essere percorse dagli appassionati di trekking e di ciclismo. Nel suo percorso, rispetti le norme, non transitare fuori dai sentieri segnalati, non disturbare gli animali e non raccolga minerali o piante. Cerchi di visitare il parco tra settembre e giugno, ed eviti i giorni di pioggia. Se sopporta eccezionalmente il caldo e decide di andare in estate, non dimentichi di portarsi con sé dell’acqua potabile, coprirsi la testa e proteggersi dal sole.

Se la sua visita coincide con il 18 settembre, non perda l’opportunità di assistere alla “Sanmiguelada”, giorno in cui migliaia di pecore delle valli pirenaiche giungono in questa vasta estensione attraverso il Paso per pascolare durante l’inverno. Perciò, seguono la Cañada Real(Gola Reale) dei Roncaleses che unisce i pascoli della Valle del Roncal con le lande bardeneros. Attraversa anche le Bardenas la Cañada Real che va dalla località aragonese di Tauste all’altopiano navarrese di Urbasa -Andia.

Le Bardenas Reales non lo lasceranno indifferente e le condurranno ad un paesaggio insolito, variata e naturale, nel quale anticamente camparono a loro agio famosi banditi come Sanchicorrota. Narra la leggenda che il suo cavallo portava i ferri montati alla rovescia per sviare i suoi inseguitori. Scappi anche Lei da questo angolo unico e approfitti per conoscere la Ribera navarrese.

Vicino alle Bardenas, si trova il parco Senda Viva, sulla strada da Arguedas all’eremo della Vírgen del Yugo. Un’altra possibilità per il viaggiatore è di visitare Tudela, la città principale della Ribera, in cui si può usufruire di una gran offerta gastronomica basata nei ricchi orti locali con piatti tipici come il minestrone, i cuoricini di lattuga, asparagi o carciofi, carne come i garretti d’agnello e i prestigiosi vini navarresi.

Parco Naturale di Urbasa-Andía

Web: www.parquedeurbasa.es

L’Altopiano di Urbasa, a cavallo tra la Navarra atlantica e mediterranea, forma con l’Altopiano di Andía un esteso parco naturale ad ovest della Regione.

Prati e frondosi faggeti si alternano nel paesaggio idilliaco di questo grande altopiano, il cui limite a sud cade bruscamente sulla Valle de las Améscoas formando l’impressionante belvedere naturale dell’anfiteatro naturale della sorgente dell’Urederra.

Si rechi ai suoi centri d’informazioni, zone di ozio e semplici sentieri segnalati per conoscere la bellezza di boschi e rupi, la sua stazione megalitica e la vita che per secoli portò in queste zone cacciatori, pastori, commercianti di legname e carbonai. Questo sorprendente altopiano è situato ad ovest della Navarra, ed era popolato dall’uomo 100.000 anni fa; così lo provano i domen(monumenti megalitici), menhir(monoliti) e cromlech sparsi sull’altopiano. Nei secoli successivi la sua ricchezza naturale è stata utilizzata per la caccia e per la raccolta della legna e del carbone vegetale.

Grandiosi faggeti coprono il 70% del territorio accompagnati da un’altra specie come tassi, ginepri e pini. E nei “rasos”, pianure situate attorno ai 1000 metri d’altezza, il bosco lascia posto a pascoli ricchi di eriche e spini dove di solito si vedono pascolare le cavalle e le pecore, costoro con il cui latte si elabora il delizioso formaggio di Idiazábal. Nel più grande di tutti loro, il Raso con maiuscola, troverà un palazzo del secolo XVII, che attualmente permane chiuso.

E non cerchi i fiumi in Urbasa; il terreno calcico lascia filtrare l’acqua e scorre sotto terra attraverso innumerevoli caverne e crepe, ecco perché è una bella destinazione per gli appassionati di speleologia.

Se prende la strada NA-718, che collega Olazti/Olazagutía con Estella, potrà attraversare il massiccio e parcheggiare il veicolo in vari punti. Nell’entrata nord si consiglia di visitare il Centro d’Informazioni, che si approfondisce nei valori paesaggistici, ecologici e culturali del Parco Naturale. A sud, la “Borda de Severino” – si denomina “borda” ai casolari adibiti ad ostello di pastori e bestiame -, diventata Area d’Interpretazione, ci ricorda lo stile di vita pastorale. In essa è riprodotta una carbonaia.

Se ciò che preferisce è camminare, esistono vari itinerari segnalati:

  1. L’itinerario delle fonti, un sentiero circolare che parte dalla borda Severino e scorre per 4,5 km con poco dislivello, varie fonti e bei paesaggi
  2. L’itinerario dei pastori, di 7,6 km, è un semplice sentiero che attraversa boschi e pianure ad uso di allevamento del al bestiame di Urbasa. Inizia nel Centro d’Informazioni e termina nella Borda di Severino.
  3. Il cammino dei montanari, di 3,8 km, che accede al dirupo più elevato a nord dell’altipiano, di 1.113 m., in un tragitto di media difficoltà che inizia nel Centro d’Informazioni e scorre per l’antico “cammino del sale”, utilizzato anticamente per trasportare il sale dalla vicina località di Salinas de Oro.

L’altopiano conta anche con vari belvederi che offrono belle viste panoramiche come il Balcón de Pilatos, situato sulla parte superiore dell’anfitatro naturale della sorgente dell’Urederra (accesso dalla provinciale NA-718), il belvedere di Lizarraga (accesso dalla statale N-120) e la tavola panoramica installato presso il Palazzo di Urbasa (accesso dalla provinciale NA-718).

Nei dintorni, non dimentichi di visitare la monumentale città di Estella, attraversata dal centennale Cammino di Saqntiago, o gli interessanti monasteri di Iranzu e Irache.

Parco Naturale del Señorío de Bertiz

Località: Oieregi
Zona: I Pirenei
Web: www.parquedebertiz.es
Figura protetta: Parco Naturale
Telefono: 948592421

Le piacerebbe trascorrere una giornata in un bosco tranquillo, passeggiare per i suoi sentieri autoguidati, incrociarsi nel cammino con scoiattoli, sentire il canto dei merli e il rintocco del picchio? Le attrae l’idea di percorrere un meraviglioso giardino botanico e scoprire specie così singolari come gingkos cinesi, sequoie della California, castagni dei Balcani e ninfee? Vuole conoscere palazzi circondati da bosco, vedere le carbonaie e sentire la natura con tutti i sensi?

Tutto ciò è possibile nel Parco Naturale del Señorío de Bertiz, 2.040 ettari di esuberante vegetazione che comprendono un orto botanico con 126 specie differenti, un Centro d’Interpretazione della natura e bei palazzi.

Bertiz le permetterà di godere una giornata in piena natura in questo amabile, verde e tranquillo angolo dei Pirenei navarresi. Situato a 49 chilometri a nord di Pamplona, sulle rive del fiume Bidasoa, forma parte del territorio comunale di Oieregi e confina a nord con Etxalar e a est con la Valle di Baztan. Anche se le sue origini si rimontano alla fine del secolo XIV, l’attuale splendore del parco si deve all’ultimo signore di Bertiz, Pedro Ciga, colui che donò la tenuta, nel 1949, al Governo di Navarra, che lo dichiarò Parco Naturale. L’entrata al Parco Naturale del Señorío de Bertiz consente di ammirare una natura elegante ed esuberante, favoloso campione di bosco atlantico, nato sotto la protezione di un microclima umido privo di gelate.

Nell’entrata al parco si trova il giardino botanico, situato sulle rive del fiume Bidasoa, che ospita 126 specie di alberi ed arbusti differenti. Fu disegnato da un giardiniere francese nel 1847, e Pedro Ciga lo ampliò mescolando specie autoctone con altre portate da luoghi remoti; la visita al giardino diventerà un esotico percorso che le farà scoprire specie così singolari come il cipresso calvo, cedri del Líbano, il gingko cinese, araucarie della Terra del Fuoco, sequoie della California, camelie, azalee e bambù. Una rete di sentieri le condurrà attraverso piccole grotte e stagni con ninfee, e ad un belvedere sul fiume Bidasoa.

Vicino a questo belvedere c’è il Palazzo di Ciga, convertito in sala di esposizioni, e il Centro d’Interpretazione della Natura, con le informazioni sull’ecosistema del parco e gli spazi vicini. La carbonaia, che mostra come si elabora il carbone vegetale, e la calcara(fornace di calce), per calcinare il calcare, sono altri punti d’interesse del giardino.

Una volta nell’esterno del giardino, dopo aver attraversato un’ampia zona verde con pergola, altalene, centro d’informazioni turistiche e sculture all’aperto, si addentri nel bosco; è la zona più estesa del parco, 1.869 ettari con un’altitudine che oscilla tra i 110 e i 842 metri, e l’entrata è gratuita.

Una pista di 11 km che si può percorrere a piedi, in bicicletta e a cavallo, le condurrà fino al palazzo di Aizkolegi, costruzione modernista degli inizi del secolo scorso che permane chiuso e che ci fa retrocede ai giorni di splendore del Señorío(Dominio) di un secolo fa; costituisce un eccellente belvedere sul parco e le valli confinanti. I roveri le accompagneranno nella sua passeggiata per i pendi più bassi e man mano che avanza, l’ascensione si riempirà di faggi e felci. Non le sarà difficile vedere scoiattoli arrampicandosi sugli alberi e, nei giorni meno frequentati potrà ascoltare il picchio. Se lo preferisce, può anche realizzare uno qualsiasi dei tre percorsi autoguidati che le mostreranno differenti aspetti del bosco di Bertiz.

Qualsiasi stagione dell’anno è buona per la visita del parco, anche se sceglie l’epoca estiva, potrà ammirare una vegetazione in tutto il suo splendore e di eccellenti spazi ombrosi. Se la sua visita coincide con il 5 giugno, potrà partecipare nelle attività commemorative del Giorno dell’Ecosistema, tra le quali comprende una fiera artigianale ed agroalimentare. Nella metà dell’autunno, il verde intenso dell’estate acquisisce i colori ocra e rossi ed è un buon momento per osservare i movimenti migratori di numerosi volatili.

Per coloro che desiderano completare il viaggio con un buon pranzo, nella zona ci sono numerosi ristoranti nei quali si possono degustare specialità di questa parte dei Pirenei, come il txuri ta beltz (insaccato di agnello con sanguinaccio), i perretxikos e funghi beltza (tipi di funghi) e, come dessert, la cagliata. A novembre, vari ristoranti offrono piatti di cacciagione cucinati con i prodotti della terra.

Il Parco di Bertiz è anche un buon punto di riferimento per realizzare le escursioni per la Valle di Baztan e ammirare le magnifiche strutture esterne dei palazzi della zona, come quelli di Arraiotz, Elbete, Elizondo e Irurita, costruiti tra i secoli XV e XVI con pietra rossa del Baztan.

Regata del Bidasoa e Malerreka

La Regata del Bidasoa comprende il territorio attraversato dal fiume che gli dà nome e che sbocca nelle vicine acque del mare Cantabrico.

Il fiume Bidasoa, caratterizzato dalle sue gelide acque e dalle rapide correnti, è la destinazione di molti pescatori per la sua tradizione della pesca delle trote e dei salmoni. Di particolare interesse sono anche le giornate di caccia, in cui durante il mese di novembre, numerosi ristoranti locali offrono saporiti piatti di cacciagione.

Inoltre, pittoreschi paesi sparsi su questa valle, tra gli altri, la località di Etxalar, famosa per le sue piccole colombaie. E nella zona di Malerreka, situata nel lato più meridionale della valle, godrà un bello e tranquillo paesaggio, gli stagni di Leurza. La Regata del Bidasoa è in definitiva, una terra in cui la natura è la protagonista. La Regata del Bidasoa è situata nella zona più settentrionale della Navarra a ovest dei Pirenei atlantici. La percorre da un estremo all’altro il fiume Bidasoa. Questo fiume famosos per la pesca delle trote e dei salmoni è corto, rapido e ricco d’acqua. Nasce nel territorio comunale di Erraztu e fino ad Oronoz-Mugaire è denominato ancora fiume Baztán. Nel suo percorso raccoglie le acque di tanti fiumi e canaletti d’irrigazione, molto comuni in questa zona pirenaica. Dopo aver lasciato le terre navarresi, segna il confine con la Guipuzcoa tra la Spagna e la Francia lungo dieci chilometri. Sbocca nel mare Cantabrico, nei dintorni di Hondarribia.

Vallate e paesi

Attorno il fiume Bidasoa sorsero belle località, caratterizzate dai loro grandi casali ed un intenso paesaggio verde che accoglie frondosi boschi di pini, faggi e castagni.

Dirigendosi verso sud da Endarlaza, ultima località navarrese che osserva il fiume Bidasoa prima di addentrarsi nelle terre basche, si arriva alla valle delle Cinco Villas, composta da Bera/Vera de Bidasoa, Lesaka, Igantzi, Etxalar e Arantza.

La prima fermata nel cammino è Bera/Vera del Bidasoa. Confina con la Francia attraverso dei passi di frontiera di Ibardin e Lizuniaga, zone che meritano la pena di essere visitate per le loro eccellenti viste panoramiche. Conta con interessanti edifici signorili come la casa Itzea, proprietà della famiglia Baroja, dove lo scrittore e storico Julio Caro Baroja sviluppò gran parte della sua opera.

A 6,5 chilometri a sud di Bera/Vera si trova Lesaka, luogo che spicca per la sua bella collezione di case, casali e la parrocchia di San Martino di Tour, un tempio dalle caratteristiche rinascimentali e barocche datato del secolo XVI.

Di seguito arriva ad Igantzi, la più piccola dalle cinque località. Prima di entrare in paese, osservi l’eremo di San Giovanni Battista, il cui interno è una grotta incassata nella Riserva Naturale di San Juan Xar. La credenza popolare attribuisce poteri curativi all’acqua che sgorga da questo luogo.

Questa riserva è una zona popolata da frassini, roveri, tigli e noccioli. Inoltre, è l’unico territorio della penisola iberica che accoglie il cistio, un’altra specie arborea. In questo paraggio si possono ammirare piccole cavità sulla superficie del suolo separate da taglienti punte di gran valore geomorfologico.

Continuando ancora verso sud da Igantzi, si arriva ad Arantza, antica località demaniale. Lì spicca la chiesa dell’Assunzione, di stile gotico-rinascimentale, e diversi edifici di stile civile come la torre di Araníbar e le case di Apezenea e Xabatenera.

A 8 chilometri a est di Lesaka si trova la località di Etxalar, che spicca per il suo accurato casale, per le scie dell’atrio della chiesa dell’Assunzione e per le sue piccole colombaie, che in epoca di caccia attrae numerosi appassionati per osservare il passaggio della colomba.

Malerreka

A sud del Bidasoa si trova nel territorio di Malerreka. Questo territorio, bagnato dai fiumi Ezcurra e Ezpelura, si caratterizza per i suoi boschi di roveri e faggi ed una moltitudine di serpentini cataletti d’irrigazione. I comuni che lo conformano sono: Beintza-Labaien, Doneztebe/Santesteban, Elgorriaga, Ituren, Zubieta, Urrotz, Oiz, Donamaría, Sunbilla, Ezkurra, Eratsun e Saldias.

In questa zona si localizzano i bacini di Leurtza, creati nel 1920 sul cataletto dallo stesso nome per lo sfruttamento energetico. Si tratta di un bel luogo preparato per l’ozio e il divertimento, con un parcheggio e varie pergole.

Circa le tradizioni, a Ituren e Zubieta si celebrano uno dei carnevali più ancestrali della Navarra. I zantpantzar mettono in fuga i cattivi spiriti e benedicono e purificano le terre.

Attività nella natura

La Via Verde del Bidasoa, un sentiero che sfrutta il tracciato dell’antica ferrovia, permette di ammirare l’esuberante bellezza delle rive del Bidasoa. Si tratta di un sentiero in pianura e asfaltati in vari tratti che percorre i 27,7 chilometri che uniscono Endarlaza e Doneztebe/Santesteban. Il percorso attraversa 8 tunnel con illuminazione, anche se la restante via non è segnalata.

Il fiume Bidasoa offre la possibilità di pescare trote e salmoni. Anche se la stagione dei salmoni si estende generalmente dalla metà di marzo fino alla metà di luglio, si chiude automaticamente con la cattura numero 50.

Gastronomia

La trota comune e i pochissimi salmoni sono due dei piatti della tavola in questa zona. Le carni, specialmente di bestiame, acquisiscono anch’esse un gran riconoscimento. E non si deve dimenticare gli animali d’origini cinegetici come il cinghiale, la lepre o la colomba, protagonista questa delle giornate di caccia che si tengono tutti gli anni a Etxalar durante i mesi di ottobre e novembre. Infine, un altro degli stendardi della zona è il formaggio D.O.C. Idiazabal, di sapore pronunciato, forte, mediamente piccante e molto burroso.

Selva di Irati

Località: Ochagavía
Zona: I Pirenei
Web: www.irati.org
Figura protetta: Varie figure protette come Riserve Naturali, Riserva Integrale o ZEPAs.
Email: info@irati.org

La Selva di Irati è il secondo faggeto-abetaia più esteso e miglior conservato d’Europa, un’immensa macchia verde di circa 7.000 ettari mantenuto in uno stato quasi vergine. Situato nei Pirenei occidentali della Navarra, alla Selva di Irati si arriva dalle belle località di Ochagavía o di Orbaitzeta ed è un tesoro naturale in cui si trovano gli spazi protetti di Mendilatz e Tristuibartea e la Riserva Integrale di Lizardoia.

Si sieda nel cuore del bosco, si goda un incontro in solitudine con la natura, si lasci accarezzare da un silenzio rotto solo dal camminare selvaggio dell’acqua tra faggi e abeti. Ammiri le limpide correnti del fiume Irati, che diventano turchesi nel bacino di Irabia; ascolti il suono sfuggente degli animali e passeggi sul morbido manto d’erba che copre la Selva di Irati. Il profumo del bosco rimarrà intriso nella sua pelle.

La selva di Irati, alla quale si arriva dalla parte occidentale per Orbaizeta e dalla parte orientale per Ochagavía, è habitat di numerosi volatili, come regoli, fringuelli, pettirossi, picchi neri o dorsobianchi e di altre specie come volpi, cinghiali, caprioli e cervi. Potrà incontrarsi con alcuni di loro se cammina dolcemente e in silenzio all’interno del bosco ed attorno ai suoi spazi protetti: le riserve naturali di Mendilatz e Tristuibartea e la Riserva Integrale di Lizardoia.

Mendilatz e Lizardoia possono essere percorse attorno attraverso un sentiero, però è raccomandabile informarsi prima nelle casette di informazioni situate nelle due entrate alla Selva di Irati, fino a loro si può arrivare in macchina. Queste casette sono situate presso l’eremo della Vírgen de las Nieves(Madonna delle Nevi), si arrida per Ochagavía, e nel luogo di Arrazola se lo fa per Orbaitzeta, e sono aperte tra la Settimana Santa e Novembre.

La Riserva Naturale di Mendilatz è situata nel monte dallo stesso nome, a Orbaitzeta, con un estensione di 119 ettari, ad un’altezza di 1.100 metri. In essa abbondano le grotte e crepe, e i faggi, i frassini, corniole, noccioli, aceri, tigli ed altre specie, e si può camminare attorno attraverso un sentiero segnalato, di 14 chilometri, che parte dalla Fabbrica d’Armi di Orbaitzeta e il percorso non è difficoltoso.

La Riserva Naturale di Tristuibartea si trova nel lato nord del monte Petxuberro, a Villanueva de Aezkoa. Situato ad un’altezza di 940 metri, in essa si estendono 55 ettari di rovere e faggio di grande sviluppo.

La Riserva Integrale di Lizardoia è un delle tre riserve integrali della Navarra, ed è situata nel monte La Cuestión ad un’altezza che oscilla tra i 850 e i 1.125 metri. I 65 ettari di Lizardoia costituisce il luogo di maggior interesse ecologico della Selva di Irati, con aree di bosco vergine di faggi ed abeti, dove si rifugiano decine di specie animali. Qui si trovano alberi giganti con più di 40 metri d’altezza, paradiso naturale di volatili e picchi. Nei dintorni della riserva, nel termine del bacino di Irabia, c’è un sentiero per il quale è consentito il transito pedonale e che è conosciuto con il nome di Contrasario; una passeggiata leggera di circa 7 chilometri.

In Irati c’è uno spettacolo naturale per ogni epoca dell’anno e per ogni senso. In autunno, il bosco diventa un manto di foglie ocre che scricchioleranno gradevolmente al suo passaggio, però se si ferma, è possibile ascoltare il bramito dei cervi in zelo. In inverni, la neve tingerà il bosco di bianco immacolato, disegnando le impronte degli animali e trasformando gli alberi in forme scultorie. Il risveglio della primavera sarà accompagnato dai suoni dei volatili, dai rapidi torrenti d’acqua e dal profumo a fragole. Le cerchi e le assapori. E in estate, si smarrisca all’interno del bosco per goderne la sua freschezza.

Belle e singolari costruzioni circondano la selva: la Fabbrica d’Armi di Orbaitzeta, l’eremo della madonna delle Nevi, il santuario di Muskilda e i paesi della Valle de Salazar come Ochagavía, Ezcároz o Esparza e quelli della Valle de Aezkoa: Orbaitzeta, Villanueva o Garralda.

Se è appassionato degli sport della natura, provi anche il trekking, la mountan-bike, le racchette da neve, lo sci da fondo o, semplicemente, passeggiare attorno al bacino di Irabia su un percorso di 9 chilometri. Tra le cime più famose della zona spicca la cima dell’Ori (2.021 metri), da dove potrà ammirare un incredibile vista panoramica sul tappeto verde di Irati e le alte cime dei Pirenei. La sua ascensione a piedi dal passo di Larrau dura all’incirca 45 minuti.

Nella sua visita alla Selva di Irati, dato che è una zona umida, si raccomanda di indossare indumenti che li protegga dalle insidie meteorologiche. Ma cerchi di stare attento con i giorni ventosi e con temporale, perché le streghe e lamie approfittano per portare a spasso lo spirito della signora Juana de Labrit -regina ugonotta avvelenata a Parigi, e fanno scomparire a coloro che s’incontrano al loro passaggio.

Non dimentichi neanche che qui ha la sua dimora Basajaun, il signore del bosco, di statura elevata, con una lunga chioma e una forza prodigiosa che supera in agilità i cervi. Se s’incrocia nel suo cammino, non fugga, ubbidisca i suoi ordini e diventerà la sua guida protettrice durante la sua visita al bosco.

Altopiano di Aralar

Località: Lekunberri
Zona: I Pirenei

Aralar è un grande altopiano di 208 chilometri quadrati che si estende a nord-ovest della Navarra ed a sud-est della Guipúzcoa.

L’altopiano di Aralar, si arriva dalla valle di Larraun o dalla Barranca, è tutto un paradiso per gli appassionati del trekking: prati e faggeti si combinano con spazi rocciosi, propri del massiccio carsico nel quale ci troviamo.

Ad Aralar c’è tempo per la passeggiata, realizzare piccoli ascensioni, cercare i dolmen o le sorgenti di fiumi come il Larraun, ascoltare le leggende, visitare le grotte come quella di Astitz o, semplicemente, per contemplare la vista panoramica che si vede dal santuario di San Miguel in Excelsis. All’altopiano di Aralar può arrivarci da nord dalle varie località della Valle di Larraun, come Lekunberri, Iribas o Astitz, e da sud da Uharte-Arakil.

I bei boschi di Aralar e le zone da pascolo fanno sì che questo altopiano possegga un grande valore naturalistico: faggi, roveri e noccioli si innalzano presso pascoli attraverso i quali deambulano pecore latxas(specie autoctona), cavalle e cavalli. E anche se la natura è la protagonista, anche la pietra ci ha lasciato numerosi dolmen, disseminati su tutto l’altopiano, bei casolari come quelli di Madotz, Astitz o Baraibar, mulini come quello di Aitzarrateta o eremi come quello di Santiago de Itsasperri. Il monumento più rilevante è il santuario medievale di San Miguel de Aralar, luogo emblematico in cui la leggenda narra che Teodosio de Goñi sconfisse il drago di Aralar e che ostenta una delle pale d’altare smaltate più interessanti del romanico spagnolo.

Se il viaggiatore imbocca la strada che parte da Lekunberri e, dopo 12 chilometri di viaggio tra il bosco di faggi, si ferma nelle campagne di Albi, potrà ammirare il vicino dolmen dallo stesso nome. Nel chilometro 13, può fermarsi nel parcheggio e realizzare la passeggiata che inizia dalla Casa forestale: una pista ascende tra faggeti finché il cammino si apre e si arriva alle campagne di Aralar. Dopo 6 chilometri di passeggiata, con un dislivello di 300 metri, potrà vedere la cima di Irumugarrieta o trovare, tra case isolate di pastori, bestiame, faggi, roveri, felceti e prati sempre verdi, dolmen disseminati su tutto l’altopiano.

Da Iribas, una semplice passeggiata di 5 chilometri, senza alcuna difficoltà, le permetterà di scoprire come, le acque di Aralar, giocano con il suolo calcico nelle sorgenti dell’Ertzilla e del Larraun.

La viscere dell’altopiano si possono ammirare dal luglio 2005 con l’apertura della grotta di Mendukilo, ad Astitz. Utilizzata per secoli come stalla per il bestiame, è stata adattato ora affinché i visitatori possano ammirare tre spettacolari sale, con preziosi stalattiti, stalagmiti ed alcune con dimensioni che arrivano ai 60 metri di larghezza e 20 metri di altezza. La Casa di Accoglienza della grotta contiene una sala video, una sala d’esposizioni, un bar ed un piccolo negozio.

In inverno, quando la neve cade abbondante, le piste di sci da fondo iniziano anche nella Casa Forestale. L’altopiano diventa quindi uno spazio singolare, silenzioso, in cui le dimensioni degli spazi si trasformano in modo capriccioso fino al disgelo.

Gli appassionati del trekking apprezzano anche i sentieri che, partendo dal Sakana, percorrono l’altopiano di Aralar ed arrivano fino al Santuario. Dalla pista di cemento che unisce Uharte Arakil e il Santuario, può essere realizzata un’ascensione a piedi fino a San Miguel, di meno di un chilometro di distanza ma con quasi 400 metri di dislivello in cui si possono ammirare i dolmen come quello di Arzabal. E da Etxarri Aranatz, esiste un “itinerario dei dolmen”, di 15 chilometri, nel quale si possono vedere i resti di dieci dolmen.

Vicino all’altopiano di Aralar, si possono percorrere dei chilometri della Vía Verde del Plazaola (da Lekunberri o Leitza), visitare la Ferriera di Betelu e praticare gli sport vincolati con la natura.

Valle di Aezkoa

Località: Aribe
Zona: I Pirenei
Web: www.aezkoa.net

Al riparo dei Pirineos, la valle di Aezkoa è un esteso tappeto verde di circa 12.000 ettari di bosco che dà riparo a nove comuni, tra loro, il più elevato della Navarra, Abaurrea Alta. La sua principale attrazione è la selva di Irati, uno dei maggiori boschi di faggeti-abetale d’Europa.

Se la natura di questa regione si distingue per la sua bellezza, altrettanto succede con i suoi incantevoli paesi strettamente legati all’allevamento del bestiame ed allo sfruttamento forestale. Spiccano i loro horreos(silos) dichiarati Bene d’Interesse Culturale.

Le guerre hanno lasciato il loro particolare sigillo ad Aezkoa: le rovine della fabbrica d’armi di Orbaitzeta provano che in questo luogo si fabbricarono le armi per l’esercito di Carlos III. A nordest della Navarra si trova la valle pirenaica di Aezkoa. Il suo singolare rilievo, dominato da un sinuoso complesso di burroni e montagne, fa sì che in questa vallata s’insedino 4 dei 10 luoghi più alti della regione, essendo Abaurrea Alta, situato a 1035 metri, il più alto della Navarra. Da qui, potrà ammirare dlle faolose viste panoramiche dei Pirenei e di tutta la zona.

Garaioa, Aribe, Garralda, Aria, Hiriberri/Villanueva de Aezkoa, Orbara e Orbaitzeta, Abaurrea Alta e Abaurrea Baja conformano questa valle che le affascinerà per il suo ambiente e per la sua architettura popolare.

Vicino ad Aribe, il Belvedere di Ariztokia presenta una bella vista panoramica sulla profonda valle creata dal fiume Irati coperta per il denso Rovereto di Betelu, uno dei boschi di farnia più interessanti d’Europa.

La Selva di Irati

Tra le principali attrazioni della valle di Aezkoa spicca la Selva di Irati, uno dei maggiori boschi di faggeti-abetale d’Europa. Ha un’estensione di 17.000 ettari a nord di Aezkoa e Salazar, e tradizionalmente è stata molto apprezzata per la sua bellezza e per le sue riserve di legno. È l’habitat di numerosi volatili come fiorrancini e regoli, fringuelli, pettirossi, ecc; ed un’altra specie come volpi, cinghiali, caprioli e cervi. Questi ultimi possono essere ascoltati in autunno, nell’epoca della fregola.

Nella Selva dell’Irati esistono tre spazi protetti: le riserve naturali di Mendilatz e Tristuibartea e la Riserva Integrale di Lizardoia. Quest’ultimoa costituisce la zona di maggior interesse ecologico, poiché conserva aree boschive vergini di faggeti ed abeti ed ospita numerose specie animali.

Nel limite nordovest di Irati si trova la torre romana di Urkulu, costruita nel secolo I per commemorare l’incorporazione della Gallia e Hispania all’impero romano. Presso di lei è situata la stazione megalitica di Azpegi.

Presiedendo l’estremità nord-orientale della Selva di Iratí svetta la cima di Ori, nota come il “duemila” più occidentale dei Pirenei.

In questo ambiente può praticare differenti sport come il trekking, la scalata su ghiaccio, discesa delle gole, sci da fondo. Si offrono anche itinerari tematici per conoscere il bosco e le valli pirenaiche. Negli uffici turistici può trovare ulteriori informazioni sulle varie attività.

La fabbrica di armi di Orbaitzeta

Dalla località di Orbaitzeta una strada ci porta fino al bacino di Irabia, nella Selva di Irati, ed un svincolo a sinistra, fino alle rovine dell’antica fabbrica d’armi costruita nel secolo XVIII per approvvigionare il corpo di artiglieria di Carlos III (VI di Navarra). Il suo insediamento è dovuto alla vicinanza di giacimenti di ferro, argento e piombo e dall’abbondanza di acqua e legno. La fabbrica subì diversi saccheggi ed incendi e la produzione cessò nel 1873. Percorra le sue rovine e si goda la zona e l’immagine offerta dall’incanalamento del fiume sotto un’arcata di pietra.

Il bacino di Irabia, costruito nel 1921, si trova nascosto nel cuore del bosco e assomiglia ad un grande lago circondato da alberi. Esiste un sentiero che lo circonda e raggiunge le case di Irati, ad ovest del bacino.

L’itinerario dei silos

Dei 22 silos che si conservano in Navarra, 15 si trovano in questa valle e sono dichiarati Beni d’Interesse Culturale. Si caratterizzano per il loto tetto a due acque quasi senza grondaie, pianta rettangolare, pareti di muratura e sollevato su pilastri di pietra piramidale o troncoconici rifiniti mediante lastre circolari. Queste costruzioni rurali servivano per immagazzinare il grano. A Orbaitzeta, Aribe, Aria, Hiriberri/Villanueva di Aezcoa e Garaioa possiamo trovare interessanti esempi di queste costruzioni. Inoltre Aribe conta con un bel ponte medievale sull’Iratí.

Non se ne vada da Aezkoa senza provare la sua ricca e variata gastronomia. Assapori le carni di manzo, di cinghiale o le trote, i suoi svariati dessert al latte, tra i quali spicca il formaggio di pecora e la marmellata di mirtilli.

E se la sua visita avviene nel mese di maggio approfitti per conoscere i pellegrinaggi che dai diversi paesi della valle accorrono ogni fine settimana a venerare la Madonna di Orreaga/Roncesvalles.

Valle di Belagua

Zona: I Pirenei

La Valle di Belagua è l’ecosistema più rilevante della Valle del Roncal, con altezze che oscillano tra i 1.100 metri del denominato Rincón de Belagua e i 2.428 metri della Mesa de los Tres Reyes, la cima più alta della Navarra.

Situata a nord della Valle del Roncal, nel confine della Navarra, Francia e Huesca, al suo interno si trova la Riserva Naturale di Larra, che accoglie il più singolare e rappresentativo degli ecosistemi pirenaici e costituisce una delle zone morfologiche carsiche più impressionanti d’Europa.

Alla valle di Belagua si arriva da Isaba per una strada che conduce fino alla Piedra de San Martín, a più di 1.750 metri di altitudine, e dove si tiene ogni anno il 13 luglio il tradizionale tributo dalle tre mucche. Nel cammino ci sono angoli, grotte, riserve, montagne, piste di sci, burroni, boschi, cascate, flora, fauna: la freschezza dei Pirenei.

Le cime più alte e conosciute dei Pirenei navarresi –La Mesa de los Tres Reyes, Ukerdi, Budogia, Txamantxoia, Lakartxela,?- ed altre vicine come l’Anie, Petrechema o Acherito, presiedono ed esaltano questa amplia valle dove convivono in perfetta armonia da secoli persone, animali e boschi.

Pecore, mucche e cavalle occupano i pascoli comuni, mentre gli angoli più reconditi accolgono specie animali come l’orso, il camoscio, la marmotta, l’ermellino, la pernice, l’aquila reale, il picchio nero o l’avvoltoio, alcuni di loro in pericolo d’estinzione.

Alcune zone di questa amplia valle sono protette per legge dovuto al loro alto valore ecologico. Provi a passeggiare per le riserve naturali di Larra e Aztaparreta o per la Riserva Integrale di Ukerdi ed avrà l’opportunità di ammirare il volo di aquile, urogalli o avvoltoi, dall’agile camminare dei camoscio della sfacciataggine divertente delle marmotte. Potrà ammirare anche il contrasto del pino nero tra le rocce di Larra, o delle ombre degli enormi abeti e faggeti che circondano il burrone di Aztaparreta.

Gli appassionati degli sport della natura trovano un paradiso in Belagua. Assieme alla pratica dell’alpinismo -è il luogo ideale per prendere dimestichezza nelle ascensioni a cime che superano i 2.000 metri-, l’offerta sportiva è svariata e attrattiva. Così, con l’arrivo del bel tempo può percorrere numerosi sentieri in mountain-bike, scendere per burroni o usufruire di un paesaggio unico da un deltaplano. E in inverno, Belagua conta con più di 22 chilometri per la pratica dello sci da fondo distribuiti in sette piste battute e segnalate. Anche in quest’epoca può godersi svariate passeggiate in racchette da neve per idilliaci boschi.

A Larra, si deve fare attenzione ai numerosi precipizi. Il più noto è quello della Pietra di San Martín, uno dei più alti d’Europa e con una caduta verticale di più di 1.200 metri che lo ha reso uno dei preferiti per gli amanti della speleologia. Conta al suo interno con un enorme e spettacolare sala, la sala del Verna, si arriva dal territorio francese (Sainte -Engrâce) e dove si offrono visite guidate. Questa sala misura 160 metri di larghezza, circa 200 di lunghezza, in alcuni punti, più di 160 di altezza, oltre a contare con una grande cascata di più di 80 metri d’altezza in una delle sue estremità.

Dopo aver visitato Belagua, non si lasci scappare l’opportunità di conoscere i paesi della Valle del Roncal come Isaba, Roncal, luogo natale di Julián Gayarre o , con il suo Museo dell’Almadía. Potrà visitare i caseifici a Burgui, Vidángoz e Uztárroz, dove si trova la Casa Museo del Formaggio e la Transumanza.

Valle dell’Ultzama

Zona: I Pirenei

In quale luogo può fare contemporaneamente del trekking, perdersi in un bosco millenario, giocare a golf tra i roveri, montare a cavallo o degustare una tipica cagliata…?

In una valle ondulata i cui infiniti toni verdi apportano mille sfumature ai suoi prati e boschi; in una valle in cui i pennelli hanno tracciato con cura e delicatezza piccoli paesi di grandi casali ed ampie balconate colme di fiori.

È l’Ultzama, un tranquillo angolo della navarra che seduce per i suoi paesaggi e convince attraverso la sua splendida cucina, dove la carne e i funghi sono i protagonisti. La valle dell’Ultzama, la cui cittadina più importante è Larraintzar, si situa a nord-ovest della Navarra a 25 chilometri da Pamplona. Si tratta di una valle idilliaca dai verdi prati, attorniata da boschi di roveri e faggi, e di piccoli paesi sparsi dall’estetica molto curata. Vale la pena percorrerli ed osservare le grandi case di pietra con tetto a due acque, sulle loro porte a tutto sesto, nelle grandi grondaie e nelle ampie balconate lungo la facciata.

Tutti i luoghi meriterebbero una visita, ma se il tempo preme, da Eltso-Gerendiain e Guelbenzu potrà ammirare delle belle viste panoramiche della valle dell’Ultzama e Basaburua, delle Malloas o dell’Altopiano di Aralar.

Con più calma, non si perda le case blasonate di Zenotz e Eltso-Gerendiain o una passeggiata per i centri urbani di Eltzaburu e Arraitz. Ammiri la piazza aperta verso la chiesa del casale di Ilarregi, la prospettiva offerta dalla calle di Iraitzoz e il bel complesso formato dalle case allineate ai lati di un ruscello ad Auza. Nei dintorni di questo luogo, in direzione ad Eltzaburu, troverà un sentiero che conduce fino alla Yeguada de laUltzama, 120 ettari dedicati all’allevamento di purosangue da corsa.

La valle possiede interessanti campioni artistici come la chiesa di Urritzola-Galain, le sculture in legno mariane di Belate ad Alkotz o le pile battesimali di Ilarregi e Larraintzar.

Il bosco di Orgi

Chi visita l’Ultzama, non deve perdersi una rilassante passeggiata per il bosco di Orgi, situato a sud della valle, presso la strada di Lizaso verso Eltso-Gerendiain. È un bosco millenario di 80 ettari, unica mostra di quello che furono i primitivi rovereti presenti nelle zone umide del nord della Navarra.

Per la sua gran diversità fu dichiarata Area Naturale Ricreativa. Ospita esemplari centenari di roveri peduncolati ed un fitto sottomonte di agrifoglio, sambuco nero e porcospino, così come una svariata avifauna minore.

Il visitatore dispone di tre sentieri naturalistici con pannelli informativi con un totale di 2,2 km per ammirare questo ambiente naturale.

Attività sportive

La passeggiata all’interno del bosco di Orgi si completa con altri tre sentieri che comunicano il rovereto con la restante valle: Orgi (8,4 km e pedonale); Amati (10,5 km e pedonale); e Gurbil (18km pedonale e per biciclette).

Oltre al trekking, possono essere realizzate escursioni a cavallo ad Auza o giocare a golf nel Club di Golf dell’Ultzama ad Eltso-Gerendiain. Fu ideato dall’architetto Javier Arana, il più famoso disegnatore di campi da golf della Spagna. La principale caratteristica del circuito è la presenza costante di roveri che mettono a dura prova la perizia dei giocatori.

Il passo di Belate

Il nord della valle lo segna il passo di Belate, nel confine con Baztán. Da anni, Belate è stato un importante nodo di comunicazione. Da qui passò l’antica strada medievale che unì Pamplona con Bayonne ed una delle strade del Cammino di Santiago. Fanno fede di ciò i resti di questa antica carreggiata utilizzata dai pellegrini, le rovine dell’eremo di Santiago, del secolo XII, o il restaurato monastero-ospedale di Santa María di Belate, di cui esiste riferimento documentale già nell’anno 1165. Da Belate parte uno dei più attrattivi itinerari della montagna navarrese verso le cime di Gartzaga, Saioa e Adi.

Feste e gastronomia nell’Ultzama

La prima domenica di giugno, si tiene ad Iraitzoz il pellegrinaggio all’eremo di Santa Lucia situato sulla cima del monte Arañotz, nei cui campi gli assistenti si disperdono per preparare da mangiare e trascorrere un placido pomeriggio.

Per culminare la visita alla valle niente di meglio che degustare le sue famose carni, i pregiati funghi, il miele artigiano e il piatto tipico della zona: la cagliata elaborata con latte di pecora sulla quale si versa una pietra arroventata per conferirle il suo singolare sapore tostato. Questo ricco dessert può essere servito nel kaiku, recipiente di legno utilizzato anche per mungere e cuocere il latte.

Valle di Roncal

Località: Roncal
Zona: I Pirenei
Web: www.vallederoncal.es

Situato nel cuore dei Pirenei, nel confine con Francia e Huesca, la Valle del Roncal offre un’accentuata personalità colma di tradizioni ancestrali, una saporita gastronomia e una natura nel suo stato più puro.

Attraversata da nord a sud dal fiume Esca, sette paesi di riconosciuta bellezza compongono questa valle le cui principali risorse continuano ad essere ancora lo sfruttamento forestale e l’allevamento del bestiame, e alle quali si è aggiunto in modo deciso negli ultimi decenni il turismo.

Percorra senza fretta i begli angoli delle sue vie selciate e il suo accurato casale, passeggi per i suoi boschi e goda i differenti profumi che segnano ogni stagione, s’immerga nelle tradizioni uniche come il Tributo dalle Tre Mucche o il Giorno dell’Almadía, e non dimentichi di assaggiare il loro formaggio di pecora con denominazione d’origine controllata, le briciole del pastore o le costolette d’agnello alla brace.

La Valle del Roncal, situata nel confine con Huesca e Francia, è integrata dai paesi di Burgui, Vidángoz, Garde, Roncal, Urzainqui, Isaba e Uztárroz. Attraversa la Valle da nord a sud il fiume Esca, le cui acque hanno formato impressionanti paesaggi naturali come la Foz di Burgui, solcate da secoli dai conduttori di zattere, abitanti della valle che trasportavano in primavera le risorse di legname ottenuto dai loro boschi il resto dell’anno.

Questo ancestrale mestiere scomparve verso la metà del secolo scorso con la costruzione del bacino di Yesa, ma viene ricordato ogni anno a Burgui, il sabato più vicino al giorno del 1 maggio, nel Giorno dell’Almadía, dichiarata Festa d’Interesse Turistico Nazionale. La discesa di varie imbarcazioni per il fiume termina con lo spettacolare salto della diga della località, nei dintorni del suo maestoso ponte medievale.

Vicino a Burgui, Vidángoz è un piccolo e meraviglioso paese appartato dalla strada provinciale che tutti gli anni ricordano nelle loro feste patronali -a fine agosto- i famosi akelarres di streghe, personaggi abituali nei tempi che furono in diverse località della valle e dei quali esiste un importante documentazione raccolta in altrettante leggende che via via si trasmisero dai genitori ai figli.

Il centro geografico della valle lo costituisce la cittadina di Roncal, con le vie selciate e casali di pietra che ascendono fino all’edificio più emblematico del comune, la chiesa di Santo Stefano, da dove si può ammirare una bella vista panoramica della cittadina.

Molto vicino alla chiesa si trova la Casa Museo del tenore Julián Gayarre, ai piedi della strada il Centro d’Interpretazione della natura e l’Ufficio Turistico, che ci avvicina la flora e la fauna del luogo attraverso pannelli e video, e nel camposanto della località il bel mausoleo di Gayarre.

Isaba è il nucleo di popolazione più florida della valle e conta ugualmente con un Ufficio Turistico. La località è situata su una zona elevata, nella confluenza dei fiumi Belagua e Uztarroz che, da lì, costituiscono l’Esca. Le sue case a tetti altissimi si elevano fino alla chiesa di San Cipriano, un edificio del secolo XVI con aspetto di fortezza.

Chiude la valle a nord Uztárroz, le cui ripide vie conducono fino alla chiesa di Santa Engracia, che ospita un organo ritenuto il migliore esemplare del barocco navarrese.

La Valle del Roncal ha saputo mantenersi fedele alle sue tradizioni e i suoi abitanti mostrano con orgoglio per l’occasione il loro magnifico costume tipico. Una di queste occasioni è il Tributo delle Tre Mucche, una festa di fratellanza con la vicina valle di Baretous (Francia) che si rimonta al secolo XIV e che congrega ogni 13 di luglio migliaia di persone attorno alla Piedra de San Martín, a più di 1.750 metri di altitudine.

Non lasci la valle senza assaggiare il suo famoso Formaggio del Roncal, elaborato artigianalmente con latte di pecora e che fu il primo ad avere la Denominazione d’Origine Controllata in Spagna, le briciole del pastore o le costolette d’agnello alla brace.

Per gli appassionati dello sport, Roncal offre numerose attività quali trekking, discesa di burroni, sci da fondo, deltaplano, racchette da neve, alpinismo e traversate di montagna, scalata, speleologia, ecc. Può realizzare queste attività per conto proprio o attraverso le diverse imprese specializzate esistenti in zona.

Valle di Salazar

Zona: I Pirenei

La valle di Salazar è situata nel cuore dei Pirenei navarresi ed offre un’immagine con molteplici prospettive. Piccoli paesi di accurata architettura rimontano il fiume Salazar fino ad arrivare ad Ochagavía, il luogo più pittoresco della valle. Alte cime si sporgono alla Selva di Irati, un esteso bosco che offre sia sensazioni che colori in ogni stagione. Numerosi sentieri per perdersi ed ancestrali tradizioni, che i salacensi hanno conservato con affetto, completano una rapida occhiata per questa valle che invita a percorrerla lentamente.

La valle di Salazar si trova al nord-est della Navarra. Si tratta di una valle pirenaica di estesi boschi di pino silvestre e faggeti, oltre ad alcuni rovereti che segnano la transizione tra entrambi. Il suo clima varia tra il submediterraneo e il subatlantico, ciò provoca forti sbalzi termici e pluviometrici.

I paesi della valle di Salazar

I nuclei urbani nati attorno al fiume Salzar sfoggiano case blasonate di pietra e legno, con tetti a due o quattro acque di tegola piatta e forte pendenza per agevolare lo scivolamento della neve.

Ochagavía si presenta come uno dei paesi più pittoreschi e tipici dei Pirenei navarresi, situato nella confluenza dei fiumi Zatoia e Anduña. Buona parte della sua bellezza è dovuta all’immagine offerta, con il suo ponte medievale, le sue strette vie selciate, l’accurato casale situato su entrambi i lati del fiume e la sua imponente chiesa-fortezza, il cui interno conserva un’interessante pala d’altare rinascimentale di San Giovanni.

Da Ochagavía, una strada comunale che segue l’alveo del fiume Zatoia le addentrerà nell’Altopiano di Abodi, un cordone montagnoso di 20 chilometri di lunghezza ed un’altitudine media di 1.500 metri. Al termine del percorso le attende l’eremo della Madonna delle Nevi in piena Selva di Irati. Questo vasto faggeto-abetale, uno dei più estesi d’Europa, le offre la possibilità di ammirare alcune delle cime dei Pirenei, come l’Ori, il primo “duemila” più occidentale della catena.

Lasciando Ochagavía per la conca del Salazar, può entrare ad Ezcároz, paese di ambiente pirenaico, sede della Giunta della Valle e il paese più importante della stessa. In direzione ovest per la statale N-140, arriverà a Jaurrieta, il luogo più elevato della valle, ricostruito dopo l’incendio del 1880. Continuando da Ezcároz verso sud, le attendono Oronz ed Esparza, dove le edificazioni pirenaiche conservano elementi gotici ed esibiscono i blasoni. Il fiume Salazar ricco di trote scorre parallelo alla strada che ci porta verso Ibilcieta, Sarriés e Güesa. Qui può deviare verso Igal, dove troverà delle scie discoidali nell’atrio della chiesa romanica di San Vincenzo. A Izal troverà l’unico silos pirenaico di questa valle. Di fronte si trova la signorile Iciz, con edifici gotici, Gallués ed infine, Uscarrés, la cui chiesa romanica conserva resti di pitture gotiche ed un singolare sacrario.

Percorsi

L’Altopiano di Abodi, oltre ad offrire delle impressionanti viste panoramiche dal denominato Alto de Tapla, permette da questo punto iniziare itinerari di trekking. A sinistra e a destra della strada, vedrà due pannelli informativi dei sentieri segnalati. Nel cuore dell’Irati iniziano sei percorsi locali. Tutti loro scorrono attraverso sentieri, tra alberi e non si possono realizzare con mountain-bike. Perciò esistono piste forestali, con poco dislivello. Può fare del trekking facendo le tappe del GR11, da Orbaitzeta fino alle Casas de Irati e Ochagavía o viceversa.

Per quanto riguarda le ascensioni, le proponiamo la Cima di Ori (2.021m.) con 1 ora di ascensione dal tunnel di Larrau o Abodi (1.533m.) in un’ora e mezza dalla stazione di sci di Abodi a Pikatua.

Feste popolari

Sono molte e si realizzano durante tutto l’anno. Tra loro spicca il pellegrinaggio del 8 settembre all’eremo di Muskilda, in cui i ballerini del luogo interpretano antichissimi balli. Il gruppo lo formano 8 ballerini, abbigliati con vestito bianco, etxarpa, nastri colorati, berretto, sonagli e nacchere. Davanti all’eremo s’interpretano i paloteados(antiche danze) e la jota(danza) alla Madonna di Muskilda.

Un altro pellegrinaggio in cui si rappresenta un ballo tipico si celebra il giorno 15 di agosto in onore alla Madonna della Bianca a Jaurrieta, dove le ragazze del posto ballano il “Axuri Beltza” vestite da Salacencas.

Gastronomia

Esiste un ampio ventaglio di possibilità gastronomiche che possono sedurle. Una di loro sono le briciole, piatto prominentemente pastorale basato nello sfruttamento del pane secco tagliato in fette fine e cotto in padella con il grasso dei pezzi di lardo e salsiccia. Anche il vitello e l’agnello da latte assieme alla trota alla navarrese (fritta con prosciutto), oltre ai funghi, tra i quali spiccano i perretxikos di primavera, e i funghi che si possono degustare in autunno.

Pure la cucina con prodotti di origini cinegetiche è molto variata (cervo, capriolo, cinghiale, colomba,?). Per completare il menù, dessert caserecci derivati dal latte e pacharán(liquore di prugnole), molto digestivo dopo un buon pranzo.

Valle del Baztán

Zona: I Pirenei
Web: www.baztan.es

Incastonata nei Pirenei atlantici, la Valle del Baztán è terra di nobili e di indio, quelli che ritornarono da oltremare con un grande fortuna e lasciarono la loro impronta su decine di case.

È il cammino dei pellegrini che andavano a Santiago di Compostela utilizzando questo itinerario alternativo attraverso un paesaggio intensamente verde, intensamente tranquillo, con dolci colline, estesi prati e suggestivi boschi.

È una zona che seduce per i suoi paesi di accurato e rotondo casale, e per le loro tradizioni come le danze al suono del txistu(strumento musicale simile al flauto) e il tamburello o le competizioni di pelota.

La valle del Baztán si estende a nord della Navarra tra i passi di Belate e Otsondo. Costituisce il comune più esteso della Navarra, con una superficie di 364 chilometri quadrati. Ad esso appartiene quindici località: Oronoz-Mugaire, Arraioz, Irurita, Almandoz, Berroeta, Aniz, Ziga, Lekaroz, Gartzain, Elbetea, Arizkun, Azpilikueta, Erratzu, Amaiur ed Elizondo, la più importante della valle.

È una valle ricca di tradizioni, con un folclore molto radicato ed un’architettura nella quale trovano abbinamento case signorili e i solidi casali le cui peculiarità sono facilmente identificabili: edifico interamente rettangolare di pietra, anche se spesso imbiancato, tetto a due acque con poca pendenza, grondaie sporgenti sulla facciata e finestre attorniate da pietra rosata proveniente dalle cave di Almandotz. Molti di questi casali sono diventati delle accoglienti case rurali dove potrà godere la tradizione e il carattere amabile della gente del Baztán.

Paesaggio e panoramiche del Baztán

In queste terre, le cime dei Pirenei navarresi s’inchinano verso il mare diventando più dolci fino ad offrire un paesaggio di verdi colline, estesi prati e ruscelli circondati da roveri e castagni.

La migliore vista panoramica della zona si ottiene dal belvedere dei Baztán situato nel territorio comunale di Ziga. Ai suoi piedi si può ammirare questa valle dal clima temperato ed umido. Più in basso ci sono le località di Irurita, Lekarotz, Elizondo e Gartzain; casali e case isolate disperse per i pendii; coltivazioni e il profilo disegnato dalle cime attorno ai mille metri che incorniciano questa deliziosa vista.

Dal passo di Otsondo a 600m. di altitudine, potrà ammirare un’ampia prospettiva verso il versante della costa. Imboccando una piccola strada a destra si arriva sulla cima del Gorramendi con viste panoramiche ugualmente impressionanti.

Uno degli sport che può darle grandi soddisfazioni nella valle del Baztán sono il trekking. Tra le infinite possibilità troviamo l’itinerario Amaiur, Berroeta, che trascorre per Arizkun, Elbetea, Elizondo, Lekaroz, Irurita, Zigaurre e Ziga, con un totale di 19,4 chilometri, o l’itinerario noto come Elizondo-Peña Alba, che partendo da Elizondo, attraversa lungo 20 km Beartzun, Pela Alba e Kilinkarri prima di tornare ad Elizondo. Se desidera ammirare una cascata, dal quartiere di Gorostapolo a Erratzu parte un sentiero che arriva fino ad un vistoso salto d’acqua in una zona colma di vegetazione. Il sentiero, anche se non è ben segnalato, non si smarrirà.

La pietra e i musei

L’impronta della storia è presente in tutti gli angoli di Baztan. Abitata dalla preistoria, nella valle si conservano i dolmen a Izpegi, megaliti a Erratzu-Aldudes, e costruzioni vincolate alla via baztanesa del Cammino di Santiago, come l’eremo di Santiago a Azpilikueta o l’ostello dei pellegrini di Elizondo.

I conflitti di frontiera del Medioevo hanno lasciato numerose torri-fortezza e palazzi d’armi di famiglia. Le più rilevanti per la loro singolarità sono: la casa Jaureguizar ad Arraioz, il palazzo-fortezza dell’Ursúa ad Arizkun, due palazzi d’armi di famiglia ad Elbete, il Jarola e l’Ascoa, e il palazzo di Arizkunenea o dei Governatori ad Elizondo. Tutte di proprietà privata tranne Arizkunenea che è la Casa di Cultura.

Troverà anche decine di case di indio, emigranti che ritornarono e costruirono enormi casali nei suoi luoghi d’origine o suffragarono la costruzione di chiese e conventi. L’eco di quei viaggi e di come si è vissuto a Baztán durante secoli si rileva perfettamente nel Museo Etnográfico Jorge Oteiza, situato nel casolare Puriosenea, ad Elizondo. Ad Arizkun si può visitare la Casa-Museo Gorrienea e il Parco Scultorio dello scultore Xabier Santxotena.

L’arte religiosa del Baztán spicca per la sua monumentalità e per alcune opere di gran valore come la chiesa di San Lorenzo del secolo XVI a Ziga, di stile herreriano precoce.

Tradizioni e gastronomia della valle di Baztán

Baztán possiede anche ancestrali tradizioni che si traducono nell’uso generalizzato dell’euskera(lingua basca), nell’alboka(cornamusa basca a due canne) e la txalaparta(strumento a percussione), e nelle danze ballate al suono del txistu e il tamburello. La festa si vincola alle occasioni nelle quali si riuniscono gli abitanti, come le fiere del bestiame; i carnevali, alcuni così ancestrali come quelli di Arizkun; le competizioni di pelota o alla festa della valle, la cosiddetta Baztandarren Biltzarra, che si festeggia in luglio.

Se vuole comprare qualche souvenir, non le sarà difficile trovare i kaikus, recipienti per conservare il latte e fare la cagliata realizzati in legno di bosso, o xisteras, utensili con i quali si gioca alla cesta-punta, una modalità della pelota(pallina). Inoltre se va a Elizondo, non perda l’opportunità di acquistare “urrakin egina”, un delizioso cioccolato con nocciole elaborato nelle pasticcerie del luogo.

Il dintorni della valle del Baztán

A nord della valle del Baztán e a 22 chilometri da Elizondo, le attendono le grotte di Urdax e le famose grotte di Zugarramurdi dove le streghe celebravano i loro “akelarres”. A sud della valle, a circa 10 chilometri da Elizondo si trova il Parco Naturale di Bertiz, un esuberante faggeto che comprende anche un Centro d’Interpretazione della natura ed un giardino botanico situato attorno alla residenza dei signori di Bertiz.

Ci si arriva dalla località di Oieregi, che assieme a Legasa e Narbarte formano la stretta e graziosa Valle del Bertiz o Bertizarana. Gran parte delle costruzioni di Oieregi sono catalogate con valore artistico o culturale, e riportano nella loro facciata lo stemma della valle: una lamia, sirena di fiume della mitologia basca con la coda di pesce, che ha in una mano un pettine d’oro e nell’altra uno specchio. Tra loro spicca il bel Palazzo di Reparacea d’origine medievale, epoca in cui fu costruito anche il vicino ponte sul fiume Bidasoa.

Vía Verde del Plazaola

Località: LEKUNBERRI (31870)
Indirizzo: Estacion de ferrocarril Estación de tren de Lekunberri
Zona: I Pirenei
Telefoni: 948507204 – 948507205

La Via Verde del Plazaola ha recuperato vari dei chilometri che percorreva il primo treno che collegava Pamplona e San Sebastián, tra gli anni 1914 e 1953.

Nella ristrutturata stazione di Lekunberri, località situata a 34 chilometri da Pamplona, si trova l’Ufficio Turistico della zona. Non dimentichi di visitare il piccolo vagone che, dalla banchina, le trasporterà ai giorni dorati del Plazaola attraverso dei bei testi scritti in spagnolo e in euskera(lingua basca).

Dalla stazione partono i tragitti più transitati dai turisti: il percorso di 2 chilometri che porta a Mugiro e il percorso di 5 chilometri che termina poco prima di Uitzi.

Questi 7 chilometri di Via Verde possono essere realizzati a piedi, in bicicletta o a cavallo, con dolci discese e paesaggio così verde e così svariato.

Il percorso finisce nell’entrata della lunga galleria di Uitzi, di 2,6 chilometri, in attesa di ristrutturazione. All’altro lato, sono stati recuperati 12 chilometri nei dintorni di Leitza, con 14 piccole gallerie che portano fino alla provincia della Guipúzcoa, dove l’itinerario continua fino ad Andoáin. La Via Verde del Plazaola offre ai visitatori la possibilità di conoscere i bei paesaggi della valle di Larraun o Leitzaran. Inaugurata nell’anno 2000, collega la località navarrese di Mugiro con quella guipuzcoana di Andoain, seguendo il tracciato dello scomparso Plazaola. Il tragitto totale di quella ferrovia ebbe una lunghezza di 84 chilometri (56 in Navarra e il resto in Guipúzcoa) e possedeva due stazioni a Pamplona e di altre lungo il percorso.

L’attuale itinerario della Via Verde percorre 43 chilometri tra boschi e prati: 21 di loro per la Navarra e 22 in Guipúzcoa.

Anche se il tracciato della Via Verde parte vicino alla diga di Mugiro, l’accesso si realizza da Lekunberri. La stazione ferroviaria di questo comune venne ristrutturata nel 1998 e fa da sede del Consorzio Turistico del Plazaola e l’Ufficio Turistico. Al pianterreno c’è un negozio d’artigianato e al secondo piano una sala di proiezioni nella quale si può visitare un’esposizione dedicata allo sport rurale.

I due chilometri che separano la stazione della diga di Mugiro è una piccola passeggiata che scorre presso il fiume Larraun. Verso il nord, si ascende, poco a poco, tra alberi, sotto piccole colline e si attraversano tre corte gallerie, perciò si raccomanda di portare una pila anche se il più lungo di loro, quello di Bartolo, è illuminato.

Se si va in bici, nel percorso in cui la Via Verde coincide con la superstrada, il ciclista può emulare quei passeggeri di un secolo fa che viaggiavano a 10 chilometri all’ora e, adesso senza fuliggine, lasciarsi accarezzare dalla dolce brezza, e nel frattempo ammirare le cime denominate Malloas.

Questo tratto termina di fronte alla stazione di Uitzi. Alcuni metri più in là, si apre la galleria di Uitzi che, con i suoi 2.700 metri, è stata per alcuni anni la più lunga della Spagna. Dato che ad oggi non è stato potuto affrontare il rifacimento, l’attraversamento non è consigliato. C’è una via alternativa di circa 4 chilometri e con un forte dislivello che termina nell’altra bocca della galleria.

Da Leitza, si può realizzare un percorso di 5 chilometri in direzione di Uitzi o quello di 7 chilometri che ci porta in Guipúzcoa. Se si lascia a sinistra la chiesa di Leitza, la fonte Iturrizarrea conduce alla parte sud della Via Verde. Ci attendono dolci pendenze, un bel paesaggio e piccole gallerie illuminate.

Se si sceglie di passeggiare in direzione di San Sebastián, si parte dall’antica stazione di Leitza e dopo i 5 chilometri della parte navarrese, la Via Verde del Plazaola continua per altri 21 chilometri fino ad Andoáin, sempre in dolce discesa.

Oltre a godersi la natura, la Via Verde del Plazaola consente di conoscere località come Lekunberri, centro dei servizi della zona, con bei casolari e la chiesa gotica di San Giovanni Battista. Sono visite molto interessanti quelle del Santuario di San Miguel de Aralar, le grotte di Astitz, le sorgenti del Larraun e dell’Ertzilla, ad Iribas o la Ferriera di Betelu. A Leitza, culla dello sport rurale, spicca il monumentale municipio e la chiesa porticata. A pochi passi, troviamo Leitzalarrea, un singolare bosco con 37 specie segnalate.

Vía Verde del Tarazonica

Località: Tudela
Zona: La Ribera

Le vie verdi, sentieri che percorrono antichi tracciati ferroviari, ci offrono un modo diverso di vedere, sentire e godere il paesaggio e la cultura di una regione. La Via Verde del Tarazonica, adatta per camminanti e ciclisti, inizia a sud della Navarra nella monumentale città di Tudela e transita lungo 22 chilometri per una zona dalle forme dolci. Ci si addentra negli orti delle rive dell’Ebro e ci porta fino all’imponente Moncayo, già in terre aragonesi, la cui cima di 2.315 metri domina in lontananza la pianura e vigila i nostri passi che si avvicinano fino all’interessante località di Tarazona, il punto finale del percorso.

A sud della Navarra, nella Ribera, la Via Verde del Tarazonica scorre per l’antica linea ferroviaria che collegava Tudela (Navarra) e Tarazona (Aragona). Il percorso, che non nasconde nessuna difficoltà, è in perfette condizioni e segnalato per camminanti e ciclisti. Lungo i binari potrà ammirare un paesaggio di dolce pendenza campeggiato dalle terre del fiume Queiles, le vallate fertili coltivate e le terre ai piedi del Moncayo.

Nel 1885 fu inaugurata la modesta ferrovia a scartamento ridotto che collegava Tudela e Tarazona. Per sua lentezza la chiamavano con il soprannome della “Escachamatas”. Nel 1953 fu allargato lo scartamento per migliorarne il servizio, ma dopo alcuni anni di decadenza, la linea venne chiusa definitivamente nel 1972.

Tudela-Murchante (Km. 0 – km. 6,1)

L’itinerario inizia nella stazione ferroviaria di Tudela. Poco prima di lasciare la città più importante della Ribera, troverà una piazza dove è esibita spettacolare locomotiva a vapore. Fin già dal primo tratto dell’itinerario entrerà in contatto con un paesaggio colmo di orti che campeggiano la valle del Queiles e del fiume Ebro.

Al chilometro 3,3 appare un sentiero rurale che fu il sentiero che seguiva il Tarazonica(treno) nella sua epoca con binario a scartamento ridotto. In questa luogo c’è una piccola zona di riposo ed un singolare monumento, il “Escachamatas”, realizzato con materiali ferroviari. Dopo aver attraversato la nuova passerella sulla strada di Ablitas, la Via Verde attraversa le acque del Canale di Lodosa. All’altro lato del canale, si apre un rettilineo che guarda verso il maestoso Moncayo e che, dopo aver passato al di sotto dell’autostrada, le porterà alla stazione di Murchante, località ideale per riposare un po’.

Murchante-Cascante (Km. 6,1 – km. 10)

All’altezza del chilometro 7, l’itinerario scorre per le rovine dell’abitato di Urzante. Poco dopo, dal chilometro 8, inizia una salita che le porterà fino a Cascante, antica cittadina romana presieduta dall’eremo della Madonna del Pellegrino, nella cui stazione c’è un’area di riposo.

Cascante-Tulebras ( Km. 9,8 – |km|. 11,9)

La Via Verde continua in direzione di Tulebras. Durante questo breve tragitto, i mandorli e gli orti accompagnano il passeggero fino al monastero di Tulebras (s. XIII-XIV), il primo monastero cistercense femminile della Spagna. Dopo la visita turistica al convento, può usufruire una zona ricreativa sulle rive del fiume Queiles.

Tulebras – Novillas – Malón (Km. 9,8 – km. 15)

In questo tratto il paesaggio acquisisce un po’ di più di rilievo. Il sentiero arriva fino ad un punto da dove si vede il casale di Malón e termina nell’antico castello, che scruta dall’alto sulla vallata fertile dei Queiles già nelle terre aragonesi. A Malón sono conservate due stazioni, una di binario a scartamento ridotto e l’altra a scartamento largo; in quest’ultimo stazione abita ancora una famiglia che conserva vecchi strumenti relazionati con la ferrovia.

Malón – Vierlas – Tarazona (Km. 15 – km. 22)

L’itinerario continua attraverso zone più scoscese. Poco prima del chilometro 16 troverà un albereto con un’area di riposo. L’ultima tappa dell’itinerario scorre per un paesaggio di frutteti, che in primavera si coprono di fiori, fino a raggiungere Tarazona, cittadina con un ricco patrimonio artistico.

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